Regia di Giuseppe Tornatore vedi scheda film
Importante, quanto costoso, esordio cinematografico di Giuseppe Tornatore che si affida a un tipo di una storia dal buon affidamento - attraversata soprattutto da intrighi malavitosi, in questo caso con la camorra assoluta protagonista - mettendo in risalto brillanti qualità registiche a sostegno di un racconto che, snodandosi per oltre due ore e mezza, presenta pochi passaggi discutibili e molti altri decisamente ben composti, senza perdere mai il coraggio, così come la crudezza.
Il Professore (Ben Gazzara) è un uomo che nel carcere trova la sua dimensione di uomo del malaffare, arrivando al punto di controllare anche da dietro le sbarre i traffici della nuova camorra.
Quando torna finalmente libero, stringe accordi anche con importanti uomini d’affari, mentre la discesa in campo delle Brigate Rosse lo porta anche a collaborare direttamente con lo Stato.
Il camorrista è un'opera molto ricca, nella quale il lungo minutaggio viene pienamente sfruttato per rendere al meglio le tante connotazioni che una storia come questa può garantire.
Così si passa agevolmente dal primo contatto con il mondo criminale, avvenuto in concomitanza con l’arresto per omicidio, all’ascesa di popolarità in carcere, sia tra i detenuti, sia tra i secondini, dalla conquista del potere al di fuori delle sbarre, con battaglie in campo, ai contrasti con chi (pochi) nella legge ci crede, fino alle commistioni direttamente con lo Stato, senza poi dimenticare la malinconia delle spalle voltate quando il tempo ha fatto il suo corso e c’è un nuovo che avanza.
Un film costruito evitando tempi morti, ma sempre con un occhio rivolto alla ricerca di un equilibrio formale curato ed eloquente, con ricchezza di sentimenti derivanti da rapporti di sangue (con la sorella costretta in pratica a non pensare ad altro che agli affari del fratello, con tanto di rimpianto finale), di amicizia (con l’amico di sempre poi eliminato frettolosamente) e di interesse (la maggior parte delle persone che vogliono solo conseguire i propri interessi).
Lavoro dunque denso, che ama coltivare il gusto del racconto arioso e che possiede diversi elementi collaudati da porre in rilievo, tra gli altri anche un finale di una crudezza e risoluzione assoluta, riuscendo peraltro ad ottenerli con gran decisione, senza comunque mai andare fuori giri.
Coinvolgente e spietato.
Esordio registico con gli attributi.
Sviluppa un racconto solido dimostrando di saper valorizzare i momenti cardine senza perdere mai di vista il filo del discorso.
Molto valido.
Alle prese con uno di quei personaggi tipicamente adatti a ben figurare al cinema, offre un'interpretazione di grande spessore dall'inizio alla fine.
Affidabile e sicuro, a tratti maestoso.
Ruolo che presenta i suoi buoni momenti nei quali l'attrice risulta efficace.
Interpretazione discreta.
Nei panni del Commissario Iervolino, qui ancora distante dal cinema becero che per lo più lo ha visto impegnato negli anni a seguire.
Attinente.
Sufficiente.
Sicuro.
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