Regia di Werner Herzog vedi scheda film
Aerei che atterrano, i contorni incerti, la percezione alterata, distese di sabbia, nessun confine visivo, movimenti orizzontali, cromatismi naturali in territori astratti.
Le dune, onde morbide e mutevoli, le linee sinuose (Fata Morgana ha già cambiato ogni profilo/aspetto a parlare prima che l’illusione si sia mossa), avvolto in vuoto di deserti e quiete dorata, tagli improvvisi, le palme e il vento.
Resti di metallo come scheletri preistorici, pozzi petroliferi tremolanti come miraggi lungo la linea dell’orizzonte.
Accampamenti umani, bambini sulle strade di terra, carcasse in decomposizione, cicli, la polvere del tempo a ricoprire e cancellare ogni cosa.
Popol Vuh, testi sacri e visioni come atti di creazione, le musiche stranianti, spazi sonori per fughe mentali.
Le ombre gettate dai muri, il riposo degli uomini, per proteggersi e nascondersi dallo sguardo divino.
Attraversiamo le distanze, scivolandoci dentro, passiamo da un luogo imprecisato ad un altro, gli stacchi del montaggio a creare mappe lisergiche.
Dimentichiamo le nostre preghiere, perché nessun morto possa tornare.
Oltre la vita ci sarà solo splendore e silenzio.
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