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Lotte in Italia

Regia di Jean-Luc Godard, Jean-Pierre Gorin vedi scheda film

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La recensione su Lotte in Italia

di Baliverna
5 stelle

Una ragazza borghese, già comunista convinta, tenta di raggiungere la vera efficacia dell'azione politica, tra propaganda e lavoro.

E' un film sperimentale, di carattere politico e al 100% marxista, dotato di una struttura molto generica e rudimentale, e composto da quadri e situazioni solo in tenue relazione tra loro. Mi pare - dico pare - che il soggetto descriva la transizione di una ragazza di famiglia borghese verso un'efficace azione di propaganda e preparazione del comunismo: il dialogo con le persone, la diffusione di testi, lo studio dell'ideologia, l'azione concreta sul posto di lavoro, ecc. Da nullafacente che vive sulle spalle dei genitori, infatti, la ragazza decide di andare a lavorare in fabbrica per inserirsi nella vita del proletariato. I problemi che deve affrontare, però, sono tantissimi e complicatissimi, soprattutto a livello teorico e di strategia. L'azione politica efficace viene presentata, in fin dei conti, quasi come una chimera o un obiettivo lontanissimo. Il comportamento della protagonista, infatti, è continuamente intaccato da cascami di mentalità borghese, debolezze, revisionismo. Il comunismo e l'atteggiamento comunista puro appaiono quasi come un miraggio.
Ho tentato di sintetizzare un materiale magmatico, di un film quasi privo di recitazione ed azione drammatica in senso tradizionale. Questo elemento penso vada ascritto alle intenzioni dei rivoluzionari degli anni '70, tra cui Godard, i quali miravano - parallelamente alla rifondazione della società - alla destrutturazione nell'arte di ogni forma tradizionale, di ogni ordine, e alla rifondazione del nuovo linguaggio sulla tabula rasa, il quale doveva essere assolutamente nuovo e libero.
La pellicola è percorsa dalla presenza costante di una voce narrante, che ripropone testi e massime dei fondatori del comunismo o di attivisti moderni, e riflette su di essi, conducendo una specie di dialogo con la protagonista. Va anche detto che queste riflessioni sono confuse e aggrovigliate, delle vere contorsioni mentali che spesso non portano da nessuna parte, o per ben che vada sono molto difficili seguire. E' di quegli anni, come vediamo nel film, l'idea che il matrimonio e la famiglia sarebbero istituzioni borghesi, quando invece esistevano da decine di secoli prima che esistesse la borghesia stessa.
Dunque, è cinema questo? In senso tradizionale, ma anche molto ampio, no. E' "un qualche cosa", forse la testimonianza di un'epoca quando l'ideologia politica si divorava la vita delle persone, assieme al loro buon senso. In questa prospettiva ha qualche interesse. In fin dei conti direi però che si lascia guardare, a differenza ad esempio di "Crepa padrone tutto va bene", che io ritengo insostenibile.
Un problema di quest'opera è senz'altro l'inquadratura: le inquadrature sono quasi sempre fisse, poco significative, su particolari noiosi e insistiti, o qualche volta persino sgradevoli. Penso ad esempio alla riccorrente inquadratura della protagonista da dietro, in controluce. Meglio che non penso, invece, alle inquadrature capolavoro di registi come Orson Welles e tanti altri.
Godard ha certamente del talento, ma non avrebbe dovuto sprecarlo in opere sperimentali e attenersi alle buone regole del cinema, che pure conosceva, come aveva fatto ad es. ne "Il disprezzo". Questa destrutturazione, questa ricerca del nuovo a tutti i costi e questa velleità di rifondazione francamente non mi piacciono. Quanto al comunismo stesso, non ha più senso disquisirci sopra con sottili ragionamenti, perché dei regimi comunisti nel frattempo siamo venuti a sapere quasi tutto.

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