Regia di Jean-Luc Godard, Jean-Pierre Gorin vedi scheda film
vedendo il film di gruppo dziga vertov ho avuto la tremenda sensazione, a distanza di 43 anni(il film è del 71 come me),di una nemmeno tanto nascosta presa per i fondelli. la crescita della studentessa comunista col pugno alzato, che va di pari passo con l'avanzare della pellicola è romanzata crescita politica di molti in quegli anni. sarà per il mio solo essere nato in quegli anni e di averli vissuti come bambino, ma a distanza di tanti anni, si fa una fatica tremenda a comprendere ciò che si voleva dire con tutti quegli slogan recitati a mena dito, dai vari fondamenti che assolutamente andavano letti. quindi, quando la ragazza risponde ad una domanda postale, dicendo che vorrebbe tanto soddisfare la richiesta, ma non ne è capace, quando alla fine dice di esserci ruscita, ho avuto la certezza che invece io non ero riuscito a capire e seguire quasi nulla. la ragazza a confronto con tutto ciò che per lei era istituzionalizzato e quindi borghese e quindi nemico, potrebbe essere un ritratto fatto oggi di un clichè di quegli anni. anche quando dice di essere conscia, di ave raggiunto la conoscenza attraverso il percorso politico intrapreso, si nota la stessa aria vaga di uno spaesamento individuale ma anche collettivo, di fronte alla scioccante violenza che aveva solo cominciato a scuotere il paese. ripetere in continuazione in loop la stessa frase che diventa uno slogan, che da la possibilità di assimilarlaa quindi di comprenderla, non serve invece allo scopo. anzi funziona al contrario, perde ogni significato anche di parola singola e diventa un insieme di suoni. abbiamo un involucro che ha i suoi bisogni da soddisfare e a cui serve dare una scusante politica perchè non si trasformino in bisogni borghesi. la famiglia, il comprarsi una camicetta, per non parlare di discutere gli esami coi professori o distribuire il giornale auto-finanziato agli angoli delle strade, assumono l'urgenza di un atto politico di disubbidienza sociale. fare sesso al pomeriggio è un atto borghese di un individuo che non lavora e ha quindi tempo di fare sesso quando l'operaio invece lavora. critica e auto critica in un continuo parlare e parlarsi addosso come un cane che cerca disperatamente di mordersi la coda.
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