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Smetto quando voglio: Masterclass

Regia di Sydney Sibilia vedi scheda film

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La recensione su Smetto quando voglio: Masterclass

di Fanny Sally
7 stelle

Il sequel scritto e diretto da Sydney Sibilia è una conferma: commedia frizzante ricca di azione e ironia, con una strizzata d’occhio ai mali dell’Italia contemporanea e un’altra alle saghe cameratesche dai toni politicamente scorretti d’oltremanica.

Il sequel scritto e diretto da Sydney Sibilia è una conferma: commedia frizzante ricca di azione e ironia, con una strizzata d’occhio ai mali dell’Italia contemporanea e un’altra alle saghe cameratesche dai toni politicamente scorretti d’oltremanica.

 

Con un espediente ingegnoso e inaspettato, la trama torna indietro rispetto al finale già mostrato nel primo capitolo, ricollegandosi ai fatti immediatamente precedenti l’ultima sequenza, e così veniamo a conoscenza di quanto accaduto dopo che tutti i componenti della banda erano finiti in manette.

 

Infatti si scopre che mentre è ancora in carcere Pietro Zinni (al secolo neurobiologo), lo spregiudicato ma imbranato capo del variopinto gruppo di cervelloni sfortunati che avevano conquistato il mercato delle droghe leggere incappando in una serie di tragicomiche conseguenze, viene avvicinato da una giovane e determinata poliziotta che gli propone un accordo allettante: se la aiuteranno a smascherare altri spacciatori di sostanze stupefacenti semiillegali (le così dette smart drugs), tutti quanti otterranno la cancellazione delle loro fedine penali.

Zinni, dopo aver convinto con poca difficoltà gli ex complici – tutti già nostalgici di evadere dalla grigia quotidianità e di ricominciare a vivere quelle forti emozioni – per assolvere al meglio l’incarico si mette alla ricerca di nuove reclute: così, oltre a esperti di chimica, archeologia, finanza, antropologia, linguistica, il team si arricchisce anche di un medico anatomista con la passione per gli incontri di lotta clandestini finito a Bangkok, di un ingegnere meccanico disperso in Africa come promoter di armi ed esplosivi, e di un avvocato di diritto canonico.

 

Le new entries (Bonini, Morelli, Lisma) si integrano bene con il resto dell’ottimo cast, riconfermato e affiatato, dando vita a dei siparietti davvero esilaranti, che non oscurano però anche la tinta gialla della storia, con la ricerca che diviene quasi ossessiva dell’ultima misteriosa sostanza non ancora catalogata.

Rispetto al primo film che aveva una sua solida, amarognola e satirica conclusione, questo, essendo non solo un seguito ma anche un capitolo di mezzo, soffre, come capita un po’ a tutti i capitoli intermedi, di una mancata chiusura e della maggiore tendenza a voler stupire lo spettatore, accentuando gli elementi che avevano caratterizzato l’originale (ovvero il ritmo, i personaggi e i momenti comici) ma al contempo è da ammirare la scelta di non ripetersi e di approfondire le dinamiche dell’azione, portandola su un livello più ampio. Ad ogni modo, le risate non mancano e neppure il coraggio di proporre dei temi attuali condendoli con un umorismo spesso sopra le righe, che potrebbe avere successo anche oltralpe, se non oltreoceano.

 

Nonostante qualche ingenuità e leggerezza che minano alla credibilità complessiva, si tratta comunque di un esempio di intrattenimento scanzonato ma intelligente, come raramente se ne trova nel cinema contemporaneo.

 

Adesso c’è molta attesa per il capitolo conclusivo.

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