Regia di Roger Spottiswoode vedi scheda film
Può essere vagamente interessante (ed inquietante) che si trati di una storia vera: il poveraccio cantastorie tossico di strada che raggiunge il successo grazie ad un incontro casuale con un gatto rossissimo e speciale. Ed è infatti un po' inquietante trovare nei fotogrammi finali (ed ancor più nelle foto didascalie sui titoli di coda) il vero James Bowen, ma in casi come questi resta sempre nello spettatore il dubbio che la sceneggiatura, e di conseguenza la trasposizione filmica della vicenda, siano edulcorate di quel non-saprei-cosa che altera in qualche modo la verità vera. Un film abbastanza godibile, se non fosse che di tutti gli animali possibili, quello da incastrare in un film come co-protagonista è proprio il gatto; altra cosa è riservargli dei piccoli spazi, come nelle Colazioni da Tiffany o in "Inside Llewin Davis" dove pure, sempre rossi, i gatti in questione hanno un ruolo determinante ma occupano poco la scena... Tanto più e tanto peggio se al regista, o a chi per lui, saltasse in mente di condire di improbabili "gnaolii" e "fruffi" i tanti primi piani del gatto medesimo, come in questo non apprezzabile caso.
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