Regia di Pasquale Squitieri vedi scheda film
Squitieri è agli esordi, dopo una coppia di western firmati sotto pseudonimo (William Redford), e ha a disposizione un discreto budget per realizzare una storia di malavita che va a inserirsi nel rigoglioso filone d'azione che attraverserà tutti gli anni '70 del cinema italiano. Pecca principale di tutta l'operazione: il ruolo di protagonista viene affidato a Fabio Testi, un uomo che con il mestiere di attore ha fatto nella sua vita solamente un mucchio di debiti, prendendo tutte le gratificazioni senza dare granchè di utile al cinema. A parte questo dettaglio, va rilevato che nel cast, oltre a Jean Seberg, non ci sono neppure altri nomi di grosso richiamo, poichè è difficile intendere come tali quelli di caratteristi come il francese Raymond Pellegrin, Ugo D'Alessio ed Enzo Cannavale. La storia è comunque scritta dignitosamente, sebbene chiaramente punti tutto sul ritmo e sugli stereotipi della malavita (il codice d'onore, gli sgarri, il sapersi conquistare 'un posto al sole' senza guardare in faccia a nessuno, etc.) e molto poco si preoccupi di definire psicologicamente i personaggi; il soggetto e la sceneggiatura sono opera del regista. Musiche di Manuel De Sica. 4/10.
Uscito di prigione, dove si è conquistato il rispetto di un boss, Tonino intraprende la via della camorra al soldo di don Mario Capece. Le cose inizialmente vanno bene per lui, ma faranno in fretta a rivoltarglisi contro...
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