Regia di Pasquale Squitieri vedi scheda film
Buona prova di Squitieri, regista sempre dal mestiere robusto, quando non sia volutamente discutibile nelle tematiche trattate. Naturalmente, non si tratta di un autore raffinato ed anche qui ne risente la costruzione di personaggi credibili, più simili a marionette che a persone in carne ed ossa (e del resto anche la scelta di Testi come protagonista va in questo senso). Il contesto in cui si muovono i personaggi del film, però, è realistico, con le sue bische, il contrabbando di sigarette e droga, i pestaggi dei sindacalisti, la speculazione edilizia e gli appalti come vero business del futuro. In questo senso Squitieri riesce ad apparentare il suo film alle opere migliori del suo maestro di cinema Francesco Rosi (vedasi "Le mani sulla città"), sebbene quest'ultimo si collochi a sinistra, mentre Squitieri non abbia mai nascosto le sue simpatie destrorse. Ed in questo senso si riesce a "perdonare" al regista un finale ad effetto, forse fin troppo ottimistico (l'uccisione del camorrista malvagio con la pistola che il padre aveva usato contro i nazisti e il successivo pentimento per dare l'esempio al fratellino). Testi, al solito, è bello ma legnoso, mentre funzionano alla perfezione i francesi del film (Péllegrin e Vanel).
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