Regia di Mirjam Unger vedi scheda film
IL CINEMA AI TEMPI DELLA QUARANTENA
Nella Vienna del 1945, la piccola ma ostinata Christine è costretta a trasferirsi dalla città verso la periferia, andando ad occupare una bella villa di vacanza assieme alla sua famiglia.
I tedeschi stanno arretrando e contemporaneamente l'ansia dell'avanzata dell'esercito russo, non costituisce un gran sollievo per la popolazione scampata ai bombardamenti a tappeto di quei mesi precedenti.
La famiglia di Christine conta una tenace madre, una sorella maggiore, ed un padre sfuggito all'esercito e ferito gravemente ad una gamba: un disertore destinato alla fucilazione, qualora scoperto dai tedeschi, ma nemmeno troppo al sicuro una volta sopraggiunta l'armata russa.
Sballottati in una condizione sempre a filo del burrone, la famiglia dovrà confrontarsi anche con i proprietari della villa che li ospita, una vedova di guerra intenzionata ad occupare quella casa piuttosto che trasferirsi dalla suocera tedesca, e Christine, abituata a convivere con uno stato di guerra sin dai suoi primi anni di piena coscienza, dovrà imparare a valutare, per la prima volta, cosa può significare trovarsi di punto in bianco in una situazione di pace, affrontando un altro caotico sconvolgimento di piani e programmi di vita.
Tratto dall'omonimo romanzo autobiografico di Christine Nostlinger, La primavera di Christine risulta più interessante e riuscito per il contesto che riesce a mostrarci, incentrato su una comunità in balia di due forze nemiche entrambe considerate una minaccia.
Poi il film si perde un po' sul personaggio ostinato e caratteriale della protagonista, sui vezzi di quache personaggio di contorno, che rischiano di trasformare un compiuto affresco di una drammatica situazione di transizione, in un teatrino di personaggi eccentrici e troppo sopra le righe.
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