Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
Un vecchio medico deve fare un viaggio in macchina per ritirare un premio, ma il viaggio si trasformerà in un tuffo nel passato alla ricerca di se stesso. La vecchiaia porta appunto a questo: alla necessità di confrontarsi con quello che si è stati lungo il percorso. Il medico anziano dovrà fare i conti con i propri errori e i propri torti, infatti mentre tutti lo celebrano come una persona di successo, le persone a lui più vicine conoscono i suoi limiti e le sue mancanze, giudicandolo spesso con severità. Il figlio, ad esempio - al quale ha prestato dei soldi non ancora restituiti - nutre nei suoi confronti sentimenti di odio. Il film, tuttavia, sembra contenere qualche nota positiva, ancorché inserita in questo pregante discorso introspettivo: il medico nonostante gli errori compiuti - di cui prende lentamente consapevolezza - sembra non condannarsi, ma accettarsi per quello che è, come d’altra parte deve accettare la fine imminente. Negli scambi con la sua scorbutica governante, ad esempio, Bergman inserisce delle note di leggerezza che servono a rendere più lieve il discorso. Come sempre con il grande regista svedese, una pellicola di grande spessore.
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