Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
Un pugno allo stomaco, mi sono ritrovato a rivivere il passato; non quello del protagonista bensì il mio. La grandezza di questo film sta nel riuscito impatto con la coscienza dello spettatore e questo è dovuto ad un sapiente intreccio di sogno e realtà, a dialoghi molto intensi e talora ironici, all'incredibile bravura del protagonista e della Thulin. Si resta colpiti, imbambolati e sospesi in un finale che non conclude nulla. Non so se sia un capolavoro, so che ha lasciato uno squarcio nell'anima. L'idea finale è che ci possa essere speranza; d'altra parte sconvolge la figura del figlio che decide di iniziare la sua vita da dove l'ha conclusa il padre; la consapevolezza dell'inutilità di vivere e di generare vita che non avrà seguito nelle scelte di Evald lasciando allo spettatore la decisione sulla vera morale.
Amo perché non ho alternative,
avessi potuto scegliere avrei amato Dio.
Così, mentre la nebbia mi inghiotte,
ogni giorno mi passa davanti.
Quante lacrime per lei,
quanti sogni sepolti tra litri di polvere,
il mio futuro in una bottiglia alla deriva nell'infinito.
Eppure, sono qui a contemplare il mio destino,
l'amore che mi ha dato,
a piangere un'ultima volta
mentre una pioggia di secondi mi seppellisce.
E' stato un buon tempo questo.
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