Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
Dio è un sentimento. Non si può esprimere in quantità o a parole ed il significato di una intera vita è proprio quell'incommensurabile ed indefinibile sentimento. Il discorso continuerà in Come in uno specchio (1960) e definirà questo sentimento come l'amore. Ma qui la questione (ben sintetizzata ed allegorizzata nel diverbio fra scienza e teologia dei due ragazzi che, non potendo spuntarla nessuno sull'altro, finiscono per accapigliarsi) è soltanto la punta dell'iceberg, poichè nel Posto delle fragole c'è molto di più ed il procedimento con cui Bergman scava nell'animo umano è gelido, chirurgico, ma pressochè inattaccabile. E' anche un gioco in un certo senso 'sporco', perchè solamente una creatura senza cuore non riuscirebbe a commuoversi di fronte ad un quasi ottuagenario che ripercorre i luoghi, le persone, le situazioni della sua infanzia con gli occhi lucidi di un monumentale Sjostrom - peraltro fra i maestri di Bergman, ben lieto di affidargli un ruolo tanto cruciale a cui l'anziano regista e attore aggiunse parecchio di personale. L'intrico dei rapporti personali fra i protagonisti (non tanti, ma disegnati con superba profondità ed interpretati dagli straordinari attori usualmente impiegati da Bergman: Bjornstrand, la Andersson, la Thulin) è curatissimo e definito magistralmente a livello psicanalitico: Borg ha una radice nella madre 96enne ancora arzilla (ed odiosa) ed un germoglio nel figlio 38enne che già si dimostra sulle orme paterne: tormentato e maldisposto ad accettare le esigenze altrui ("Non esiste il bene, nè il male, ma solo le necessità", dice alla moglie in crisi per difendere la sua dura posizione pro aborto); i tre ragazzi si dividono i ruoli intellettuali (la fede, la ragione, la passione) con un impeccabile - quanto necessario - didascalismo. Inoltre la frequente utilizzazione di materiale onirico ed immaginifico riporta con chiarezza a Freud ed è indimenticabile la scena iniziale del sogno in cui Borg apre la cassa da morto e ritrova sè stesso. Se si potesse votare con sei stelle su cinque lo farei.
Il dottor Isak Borg, 78 anni, si reca a ricevere un importante riconoscimento presso l'università di Lund (Svezia). Durante il viaggio, accompagnato dalla nuora, si ferma a contemplare i luoghi della sua infanzia e, fra la nostalgia del passato e la riscoperta di sè stesso oggi, Isak capisce di dover smussare il suo carattere. A sera, ricevuto il premio, si addormenta rasserenato.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta