Regia di Goffredo Alessandrini vedi scheda film
Un ebreo, colpevole di non aver aiutato Gesù Cristo, viene condannato a vagare sulla Terra per due millenni, fino a espiare le proprie colpe in un lager nazista.
Tratto dal romanzo omonimo di Eugene Sue con una sceneggiatura che vanta ben sei firme (Anton Giulio Majano, Ennio De Concini, Goffredo Alessandrini, Flaminio Bollini, Enrico Fulchignoni e Guido De Luca) oltre a quella di Giovan Battista Angioletti per il soggetto, L'ebreo errante è un film senza dubbio decorosissimo dal punto di vista della messa in scena e della confezione estetica, ma evidentemente virato al polpettone per quanto riguarda i contenuti e la narrazione. Piacevole, insomma, per chi mastica di cinema biblico/storico-mitologico e di religione cristiana ed ebraica in generale; per tutti gli altri la pellicola può risultare per lunghi tratti indigesta, vedasi l'emblematica didascalia di chiusura ("Il sacrificio fu così compiuto, nell'amore di tutti gli uomini, come era nella parola del Signore. E una nuova speranza illuminò il cuore di un popolo che un fanatismo implacabile voleva cancellare dalla Terra": un pizzico di retorica di troppo, forse?). Da segnalare quantomeno che si tratta di uno dei primissimi ruoli da protagonista per il futuro divo Vittorio Gassman, giovanissimo (classe 1922) e già quotato in teatro, ma al cinema ancora alle prime armi; per il regista Alessandrini è invece un'opera della maturità, a una manciata di titoli dall'addio al set. Lavoro compiuto con cura anche grazie alla partecipazione di ulteriori interpreti degni di nota (Valentina Cortese, Noelle Norman, Harry Feist, Inga Gort, Hans Hinrich: cast internazionale per una produzione interamente nostrana) e di collaboratori tecnici altrettanto dotati (fotografia di Vaclav Vich, montaggio di Otello Colangeli, musiche di Enzo Masetti). 4/10.
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