Regia di Michael Haneke vedi scheda film
I componenti di una famiglia benestante e imprenditoriale nascondono appena dietro la scorza del lusso malesseri psicolologi di ogni tipo: il nonno pensa solo al suicidio e si trova su una sedia a rotelle; Thomas ha una relazione adulterina con una musicista alla quale scrive messaggi sconci via internet - mentre sua figlia avuta da un precedente matrimonio ha avvelenato la madre. Gli altri componenti del nucleo famigliare non sono messi meglio di loro.
Haneke continua il suo implacabile ritratto di una società borghese, in apparenza tutta lustrini e sorrisi, in realtà covo delle più pesanti nefandezze. Eva e il nonno sono in qualche modo ai due lati dell’esistenza, l’una all’inizio l’altro alla fine, ed entrambi si sentono senza via d’uscita, consapevoli della crudeltà che si annida intorno a loro, e disperatamente soli. A differenza che in altri film precedenti di Haneke, manca la dimensione thriller: si tratta “semplicemente” di un dramma, ludico e ben diretto, che però contiene o sembra contenere nell’esplorazione di alcune situazioni delle note di ironia (si pensi alla figura del vecchio nonno ad esempio e ai suoi dialoghi surreali con il parrucchiere di fiducia al quale chiede di trovargli delle armi per farla finita). La nota tragica, insomma, almeno in parte risulta stemperata: ma il disegno rimane implacabile, fin dove riesce.
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