Regia di Robert Flaherty vedi scheda film
L'uomo di Aran non è soltanto una persona, ma un prototipo di uomo, di quelli che deve lottare ogni giorno per portare a casa il minimo indispensabile per vivere. L'uomo di Aran vive su un'isola che ciamarla isola è già un complimento, perché si tratta piuttosto di uno scoglio sul quale non c'è meno la terra per coltivare qualche patata. Il mare è l'unica risorsa, ma anche un pericoloso cliente: un giorno la pesca può andare bene, ma il giorno dopo una tempesta ti può sfasciare la barca e rompere le reti, e allora si è già fortunati a tornare a casa vivi.
Flaherty gira questo film con stile documentaristico, ma non si tratta di un vero e proprio documentario perché molte scene, anche se ricalcavano il vissuto, furono ricostruite appositamente per il film. Il regista americano di origini irlandesi (Aran sono delle isole sulla costa occidentale dell'Irlanda, nell'Atlantico) mette in scena con una tecnica cinematografica che ricorda le grandi esperienze sovietiche, anche nelle movenze dei personaggi, l'eterna lotta, talvolta placida talaltra seriamente drammatica, tra l'uomo e la natura. In questo senso il film avrebbe potuto essere girato cinquecento anni fa (se ovviamente vi fosse stato il cinema). Flaherty realizzò con questo film una pietra miliare del cinema europeo.
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