"Il nascere si ripete di cosa in cosa, e la vita a nessuno è data in proprietà, ma a tutti in uso". Lucrezio
La ciclicità puntuale ed inflessibile della natura si materializza e manifesta da che esiste il pianeta, attraverso il volgere ed il susseguirsi delle stagioni: in campagna il fenomeno può essere scorto a vista d'occhio nei momenti salienti del passaggio da un periodo al successivo: il risveglio della primavera dopo il gelo dell'inverno crea nuovi spazi ove il verde riesce ad attecchire, i fiori a sbocciare per fornire nutrimento agli insetti le cui larve nel frattempo si sono dischiuse. La macchina di Piavoli osserva da vicino un fenomeno naturale in costante mutamento che ci porta al calore di un'estate in cui i campi si dorano della maturazione dei semi, per poi incendiarsi nell'autunno che precede il fermo vegetativo che ci riporta all'inverno della sospensione.
In questo contesto l'uomo fa la sua parte ed anche di più, a volte integrandosi perfettamente in quel contesto naturale pressoché perfetto, a volte producendo quei danni irreparabili che tutti conosciamo e che ci tornano come tragedie.
La delicatezza di osservazione di Piavoli non scende mai al ricatto della svolta che l'uomo impone ai ritmi e alle regole della natura. Piuttosto osserva la vita dell'uomo in un contesto anche per lui stagionale, in cui comunque l'uomo che ne rispetta i ritmi e il susseguirsi sempre ciclico dei periodi, in qualche modo riesce ad entrare in sintonia perfetta con un creato di cui egli fa parte a tutti gli effetti con gli stessi diritti e i medesimi doveri di tutti gli altri esseri viventi.
Con Piavoli l'osservazione si fa poesia e la solennità di una natura inflessibile, ma a suo modo onesta e leale, riesce ad assurgere ad un qualcosa di superiore che evoca la divinità di un universo in cui nulla avviene per caso.
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