Regia di Roberto Benigni vedi scheda film
Un pastore si ritrova a fare da bambinaio a un vivace Gesù bambino; la relazione impossibile tra un uomo e il suo angelo; i maldestri tentativi di un sempliciotto di ottenere un prestito dal banchiere Diotaiuti; la veglia al milite ignoto di due indolenti soldati si trasforma in una dissertazione sull’esistenza di Dio.
L’esordio cinematografico alla regia di Roberto Benigni è un film diviso in quattro episodi, legati dal comune spunto di voler dileggiare alcune credenze riguardanti la fede: irriverente e audace l’intento, fiacco e discontinuo il risultato. Le gag e le battute, spesso molto scontate, funzionano soprattutto nelle prime due storie, ma subito perdono di efficacia essendo ripetitive e neanche così brillanti da far ridere più di tanto; la scrittura appare povera e improvvisata e spesso, soprattutto nell’ultimo episodio, sembra girare a vuoto senza troppe idee. Irriverente, ingenuo, irritante, annacquato.
Sorvolando sull’istrionismo e la simpatia del protagonista, quest’opera è un campionario di sketch adatti a teatro e televisione, piuttosto che a un film, per quanto sperimentale.
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