Regia di Roberto Benigni vedi scheda film
Il comico che proviene da Cioni Mario, dalla factory de L'altra Domenica e che al cinema si era fatto dirigere da Giuseppe Bertolucci (che qui lo affianca nella stesura del copione) e da Ferreri, esordisce dietro la macchina da presa con un film che, col senno di poi, propone con urgenza un interrogativo insolubile: come ha fatto Benigni a diventare Benigni? Tu mi turbi si compone di quattro episodi accomunati dalla tematica a sfondo religioso. Nel primo (Durante Cristo) un pastore si ritrova a fare da baby sitter a Gesù bambino; nel secondo (Angelo), il protagonista convive col suo angelo custode ma non vuole farlo sapere in giro; nel terzo (In banca) un balordo va a chiedere un prestito in banca (il direttore si chiama Diotaiuti) senza garanzie; nel quarto (I militi) due bersaglieri che stanno di guardia al monumento al milite ignoto, presso il Vittoriano, prima scherzano e poi discettano sull'esistenza di dio. Non una sola risata, non un sorriso: soltanto tediosissimi monologhi e la totale assenza di scrittura filmica.
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