Regia di Frank Perry vedi scheda film
Bisogna arrivare alla fine del film per capire se la biografia di Joan Crawford scritta dalla figlia adottiva sia stata l'equivalente di una seduta psicanalaitica per una figlia adottiva bistrattata da una madre dalla personalità straripante o se sia stata, più semplicemente, una vendetta postuma, nei confronti di una despota che, anche in relazione ai propri gesti di generosità, pretendeva comunque di avere sempre l'ultima parola.
È vero che il film oltrepassa più volte la soglia del parossismo, ma non è detto che questo non fosse effettivamente ciò che accadeva di tanto in tanto in casa Crawford.
Mi sembra che la prova di Faye Dunaway sia di quelle mattatoriali, da ricordare. Il personaggio probabilmente richiedeva eccessi e furori.
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