Regia di James Ivory vedi scheda film
So che non è corretto fare confronti tra un libro e il film che ne è stato tratto, perché un adattamento non è un semplice travaso di materiali narrativi ma un passaggio dall’una all’altra forma artistica; tuttavia non si possono nemmeno ignorare i mutamenti (in meglio o in peggio) che vengono introdotti nel corso di questo passaggio. Insomma, il punto non è che il romanzo di Ishiguro mi sia piaciuto più del film di Ivory; il punto è che Ivory spreca certe occasioni che gli venivano offerte. Un solo esempio: la scena in cui Hopkins entra nella camera della Thompson e la trova in lacrime (perché ha appena deciso di sposarsi per dispetto, e si sta già rendendo conto dell’errore commesso), nel libro non c’è; al suo posto c’è solo il presentimento di essa (“in quel momento, a quanto ricordo, ero stato colpito dalla certezza che dietro quella stessa porta, a pochi metri di distanza da me, Miss Kenton stesse infatti piangendo”): una sensazione forse non facile da tradurre scenicamente, ma molto più fine della visione diretta. Anche l’addio fra i due, nel film, non conserva neanche la metà del pathos che ha nella pagina scritta. D’altra parte ci sono anche innovazioni in meglio: es. la liberazione di un volatile rimasto imprigionato in una sala della villa (metafora dei buoni propositi del maggiordomo per il tempo che gli resta da vivere) è una conclusione suggestiva.
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