Regia di Edward Sedgwick vedi scheda film
Insieme al precedente La palla n° 13, la sintesi della riflessione di Keaton sul cinema, colta da due prospettive speculari: quella del cineoperatore nel primo film, dello spettatore nel secondo. La macchina da presa di Keaton non si limita a riprodurre la realtà, ma - cosa ben più significativa e inquietante -, per certi versi la crea dal nulla.
Il cameraman (The cameraman) è una meditazione sulla fusione tra operatore e macchina. Insieme al precedente La palla n° 13 (Sherlock Jr., 1924), costituisce la sintesi delle idee di Keaton sul cinema, colte da due prospettive speculari: quella del regista nel primo film, dello spettatore nel secondo.
Il cineoperatore di Keaton potrebbe essere benissimo l'uomo della macchina da presa di Dziga Vertov, nel senso che nel Cameraman l'assimilazione tra essere umano e cinepresa è già totale. L'occhio della macchina della presa che registra passivamente gli eventi coincide con il suo sguardo. "L'uomo con la macchina da presa", così Vertov, "deve rinunciare alla sua solita immobilità, deve esercitare la sua capacità di osservazione e agire con il massimo della rapidità e agilità se vuole stare al passo con la fugacità dei fenomeni della vita".
E il fotografo Keaton, tutt'uno con la macchina, è in perpetuo movimento e schizza da una parte all'altra della città per fissare quelle immagini che andranno poi rielaborate per essere lette e interpretate dallo spettatore. Le immagini dei Tong che si ammazzano fra loro nell'inferno del quartiere cinese, e che lui annota con distacco e sprezzo del pericolo esilaranti, ma come solo un essere inanimato oserebbe fare. Oppure le immagini girate dalla scimmia, che lo ritraggono a sua insaputa (a ulteriore dimostrazione dell'indipendenza della macchina dall'operatore), e gli varranno amore e riconoscimento professionale alla fine del film.
Sennonché la macchina da presa non si limita a riprodurre la realtà, ma - cosa ben più significativa e inquietante -, per certi versi la crea dal nulla. Infatti, se non fosse per quelle immagini registrate, gli avvenimenti del passato sembrerebbero frutto di fantasia – e infatti nessuno ci crede fino a prova contraria –, come se non fossero mai avvenuti, e scivolerebbero nell'oblio senza lasciare traccia di sé. Riproducendo invece il passato (il salvataggio della ragazza), la macchina determina il presente (il favore della ragazza nei suoi riguardi e l'allontanamento del rivale) e forse anche il futuro (una storia d'amore e, chissà, un matrimonio). Come dire che se un tempo in principio era il verbo, d'ora in poi ci sarà l'immagine.
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