Regia di Pupi Avati vedi scheda film
Incursione di Avati in terra statunitense, L'amico d'infanzia rappresenta un tentativo di scimmiottamento - parzialmente riuscito - del thriller psicologico 'all'americana'. Ovvero un po' di azione, un po' di tensione, personaggi complessi ed un intreccio morboso di sottofondo; il tutto mischiato nel calderone televisivo, approfittandone appunto per gettare un'occhiata sul mondo selvaggio del piccolo schermo. Il regista bolognese adegua il cast alla trasferta, utilizzando solo attori americani ed in particolare mettendo nel ruolo di protagonista il figlio di Jason Robards, nonchè suo omonimo; scritto (da Avati) e diretto con la consueta competenza, L'amico d'infanzia sfoggia però qualche luogo comune del genere, a partire proprio dall'antico legame d'amicizia che nasconde un inconfessabile segreto (a base di sesso e violenza), per non parlare della classica scena del conduttore tv che si mette a raccontare i fatti suoi in diretta nazionale davanti a milioni di spettatori e, in cabina di regia, il dirigente ferma il regista che sta per troncarlo con un demenziale: "Aspetta, lasciamolo parlare un altro po'". 5,5/10.
Un conduttore tv prende il posto, in un importante show, di un collega morto suicida. Ma comincia a ricevere delle minacce che lo riportano ad un amico d'infanzia a cui l'uomo fece promesse, oltre vent'anni prima, mai mantenute. Il misterioso amico però è divenuto uno squilibrato ed è pure disposto a tutto, poichè malato terminale.
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