Regia di Neil Jordan vedi scheda film
Finalmente ho visionato "Mona Lisa" di Neil Jordan (la programmazione televisiva è proposta di rado): un neo-noir raffinato focalizzato sull’insalubre, repellente percorso “professionale” di George (Bob Hoskins), uno squattrinato meccanico che cerca di sbarcare il lunario prestandosi come accompagnatore della squillo d’alto borgo Simone (Cathy Tyson). I due vagheranno in una Londra thatcheriana dai mille bagliori e gli indecifrabili pericoli; romantica e paradossalmente brutale, piena di loschi individui senza scrupoli. Il film mostra da subito una contrapposizione stridente fra una ragazza distaccata (e forzatamente erotizzata), eppure dai modi delicati, e un protagonista rozzo, dalla parlata sboccata (ovviamente si esprime in cockney). Nonostante lo squallore dello sfondo questo connubio insolito non eliderà momenti ameni, i quali avranno luogo nelle scene d’attrito tra due personalità circoscritte nei fecciosi bassifondi. Qui si mette in luce la figura di Mortwell, il viscido ed aristocratico protettore che si serve delle minorenni al fine di ricattare i suoi clienti (banchieri e politici perversi). Ruolo perfettamente interpretato da Michael Caine. Tra istrionismo e protervia, pacatezza ed esplosioni di rabbia acuta, traccia un contorno estremamente inquietante al suo personaggio. Hoskins, diversamente, profila un antieroe inizialmente inadatto al nuovo ingaggio; sviluppa un atteggiamento cinico, benché cavalleresco, nei confronti delle sciagurate fanciulle vincolate da questo microcosmo straziante. Fonde una pericolosa impulsività assieme a un'empatia spesso disarmante, la quale è particolarmente evidente nei frammenti salienti di questo rapporto anticonvenzionale, conferendo alla sagoma un'emozionante volatilità. Si sa poco, inoltre, del passato (queste sembrerebbero le parti più vicine ai cliché familiari, fortunatamente brevi); viene messo l'accento giusto sullo sguardo beffardo e magramente utopico nei confronti di un’avvilita esistenza (ove anche la superficiale appariscenza ha un certo peso agli occhi degli altri, non a caso il guardaroba diventa elegante grazie ai primi soldi guadagnati: un espediente per farsi rispettare dagli altolocati). Le vite private delle figure esposte, comunque, sono solo abbozzate, sebbene tanto basti a trasformare gradualmente la trama da un dramma metropolitano ad un thriller carico di suspense, dal finale non certamente raggiante, ambientato nella pittoresca cornice di Brighton Beach. L’eccellente cast di supporto include performance attoriali di altissimo spessore: oltre ai già citati Tyson, capace di rendere rimarchevole una relazione fredda ma appassionata, e il veemente e intimidatorio Caine, vanno menzionati altresì Robbie Coltrane, che fa da contraltare ai toni deprimenti della storia mediante delle sortite al limite del farsesco, e Kate Hardie, brava nei panni della disturbata e maltrattata Cathy. Invidiabile, in conclusione, il versante tecnico, il quale beneficia della fotografia pastosa ed avvolgente di Roger Pratt impinguando proverbialmente le riprese compatte di Jordan (c’è un buon uso di carrellate e grandangolari, specie nelle sequenze in macchina e nell’inseguimento adrenalinico in hotel). Si tratta dunque di una pellicola che modula oculatamente un’atmosfera mefistofelica avvicendando in maniera persuasiva parentesi sentimentali perniciose con un tour-de-force di avvenimenti colmi di tensione. Grande cinema.
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