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Totò, Peppino e... la dolce vita

Regia di Sergio Corbucci vedi scheda film

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La recensione su Totò, Peppino e... la dolce vita

di lino99
7 stelle

La coppia regala un'altra lezione di comicità

A Roma la famigerata Via Veneto non è di certo la migliore strada se si vuole passeggiare tranquillamente: infatti Peppino Barbacane, spinto dalla ferrea dignità della sua famiglia, mantenuta soprattutto dal nonno, non fa neanche in tempo ad arrivare a Roma per controllare l'operato del cugino Antonio per lo spostamento di un'autostrada che viene quasi investito tre volte e viene involontariamente fotografato da un paparazzo perché intanto passava una celebrità. Il divertentissimo incontro tra i due (l'uno pronuncia il nome dell'altro con fatica) mostra le loro diverse mentalità: Peppino è tutto d'un pezzo, laborioso e moralista tanto da far staccare le locandine del film che qui parodiano, "La dolce vita"; Antonio invece si lascia andare agli effimeri piaceri dei night club e alla vita dissoluta, e difende i diritti della spa, che non è una società per azioni ma la società dei posteggiatori abusivi. Purtroppo il gusto del proibito e del "nocturno" stuzzica anche il primo e mentre i due si danno alla pazza gioia l'occhio severo del nonno li sorveglia. La coppia qui è bella pimpante e in forma, il desiderio delle "orgiate" fa trasparire la loro innocenza, la non vera appartenenza a questo mondo di tentazioni dettato dalla moda, e a riguardo è favolosa come citazione e come scena il momento in cui Peppino si becca un "come si permette" per non aver toccato una donzella. Ma se parliamo di frasi leggendarie non può mancare quel " e le supposte dove le mettiamo?"; e qui troviamo un'altra grande qualità del nostro principe: subito prima di questa battuta ne spara un'altra, dicendo che i morti da evocare nella mitica scena della seduta spiritica devono essere i "vostri": al giorno d'oggi una freddura del genere sarebbe volgare, ma detta da Totò è leggera e spontanea. Ci sono anche molte belle trovate, come il seminterrato allagato, completo di zattera per passare dall'entrata alla camera da letto; vogliamo parlare poi del barese spacciato per americano? Da morire dal ridere. Alla regia troviamo un vero regista di genere, Sergio Corbucci, che ha toccato tanti generi e ha lavorato con tante icone, da Spencer e Hill a Franco Nero. Il soggetto è a cura di due nomi altisonanti: il maestro della commedia Steno e il maestro dell'horror Lucio Fulci. Bello il tema musicale di Armando Trovajoli, ripetitivo ma in armonia con le scene. Un 'altra perla della coppia delle meraviglie.

P.S.: BUONA PASQUA:)

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