Regia di Sergio Corbucci vedi scheda film
Buttarla in parodia, facendo il verso al successo recente di film già divenuti classici, era una cosa assai in voga tra gli anni Sessanta, e gli anni Ottanta: Totò e il duo Franchi & Ingrassia erano i più assidui nell'interpretare queste parodie che costavano poco, e tanto facevano affidamento sui beniamini del pubblico. In questa logica, naturale che poco dopo l'affermazione de "La dolce vita", fossero prese di mira le follie notturne che ruotavano intorno a via Veneto, ed al "bel mondo" viziato e sempre in cerca di brividi nuovi, per sgominare la noia dell'agio. Si riforma l'accoppiata Totò/Peppino De Filippo, nel caso due cugini, di cui il primo millanta di essere inserito tra la "gente che conta" ed invece fa il posteggiatore abusivo, e l'altro è bacchettone e inguaiato con i soldi, e si reca a Roma dal parente, sperando di trovare il verso di farsi prestare del denaro. Va da sè che i due si infileranno in diverse situazioni strampalate. Corbucci riutilizzò buona parte delle scenografie usate da Fellini, colloca il duo al centro di vari episodi, e c'è da dire che, specialmente quando sono in scena insieme, tipo la scena del night, Totò e Peppino De Filippo riscuotono spesso il riso con consolidato mestiere e qualche punta d'estro, soprattutto da parte del primo: meno bene funzionano gags come quella della coppia Francesco Mulè/ Rosalba Neri, e tutto sommato, la pellicola, come spesso capitò a titoli interpretati da Totò, dà più di una volta l'impressione di procedere a tastoni, in cerca della situazione giusta per lasciare campo al comico.
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