Regia di Michelangelo Antonioni vedi scheda film
Probabilmente non è fra le opere più alte di Antonioni, nonostante l'indubbia bellezza a livello figurativo e formale. Il regista tenta di catturare gli umori contestatari dei giovani americani nel periodo della rivoluzione studentesca, ma la parte ideologica è anche la più invecchiata (ad esempio la sequenza iniziale del dibattito sulla guerriglia). Accolto freddamente in America sia dal pubblico che dalla critica, il film vuole essere l'opera di un'artista impegnato in senso morale e politico ("forse il mio film è la storia di una ricerca, di un tentativo di liberazione, in un senso interiore e privato. Ma a confronto con la realtà provocatoria dell'America intera" dichiarò il regista). Tuttavia, gli intenti allegorici sono fin troppo scoperti, come nella sequenza della distruzione dei simboli del consumismo, e gettano una certa ambiguità sulle reali intenzioni dell'autore (qual'è il vero significato di queste immagini? una profezia apocalittica sul destino dell'occidente, un pò come fece Ferreri nella Grande abbuffata? Devo riconoscere comunque che la sequenza è girata magnificamente, con splendide musiche di sottofondo). Il simbolismo diventa eccessivo anche nell'altra sequenza immaginaria di accoppiamenti carnali nel deserto, ma bisogna riconoscere che all'attivo del film restano comunque molti altri momenti, come tutta la parte del bizzarro "corteggiamento" di Mark con l'aereo e la fase di rottura del ghiaccio fra i due giovani nelle lande desertiche, nonchè la bellissima e straziante scena della morte del protagonista ucciso da un poliziotto. Antonioni si serve da maestro delle musiche dei Pink Floyd e Grateful Dead e della fotografia di Alfio Contini per trasmetterci una sua visione personale dell'America della contestazione, forse troppo ideologizzata ma non certo priva di un suo fascino. voto 7
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