Regia di Michelangelo Antonioni vedi scheda film
Il ’68 porta una ventata d’aria fresca persino nell’asfittico cinema di Antonioni. Che però, a differenza di Godard, evita di farsi apertamente cantore della contestazione studentesca e anzi mette provocatoriamente in scena un giovane individualista, che prima si fa cacciare da un’assemblea e poi intraprende una fuga senza meta. La sua contrapposizione ai valori della borghesia filistea resta implicita, senza proclami, si limita a comportamenti minimi (chiede un panino a credito a un negoziante, la cui risposta è esemplare: “se lo faccio a lei dovrei farlo a tutti”). Le due scene al rallentatore (l’amplesso con la ragazza e l’esplosione della casa), metaforiche quanto si vuole (rivoluzione sessuale e rifiuto del consumismo), hanno una loro indubbia efficacia visiva; e, trattandosi di Antonioni, va apprezzato il fatto che siano senza dialoghi. Il protagonista Mark Frechette, visto anche in Uomini contro di Rosi, venne arrestato per rapina e morì in prigione nel 1975: nel suo caso si può parlare di autentica immedesimazione nel personaggio. Forse l’unico film di Antonioni che susciti simpatia.
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