Regia di Michelangelo Antonioni vedi scheda film
Il silente ermetismo di Antonioni traslato nella California dell'Estate dell'amore. Ovvero un paradosso inguaribile, come le incomprensibili pause infinite e le dettagliate carrellate sul vuoto del deserto che costituiscono il cuore del film. Che è, come quasi sempre nel caso del regista ferrarese, vittima di un'eccessiva soggettività, di un impressionismo lugubre, decadente, al rallentatore. Incontestabile sotto il piano tecnico (luci, inquadrature, fotografia), Antonioni è perennemente vacuo in materia narrativa. L'esplosione finale? Carina. Ma è davvero questo il sogno, l'ideale della contestazione?
Siamo in piena contestazione: un giovane vede uccidere un poliziotto. Che fa? Scappa. Ruba un aereo e vola nella Valle della morte, dove conosce una ragazza con cui fa sesso. Poi ognuno per la sua strada: lui si consegna alla polizia, lei torna sconsolata ad uno sfarzoso chalet.
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