Regia di Laurence Olivier vedi scheda film
Olivier esordisce alla regia portando al cinema uno dei più celebri drammi di Shakespeare, e forse anche uno dei testi che meglio si adattano al mezzo cinematografico e rendono meno, invece, a teatro. Il film, all'epoca della sua uscita, fu importantissimo, e resta ancora oggi nella storia del cinema, per due motivi: servì a rinsaldare lo spirito nazionale britannico (non solo inglese, poiché vi sono personaggi di contorno scozzesi, gallesi e irlandesi) durante il terribile sforzo dell'ultimo anno della guerra contro i Tedeschi, sigillando anche l'eterna alleanza con la Francia, mediante il finale matrimonio tra Enrico e Caterina di Francia. In più, Olivier dimostrò come Shakespeare si potesse adattare benissimo al cinema e come il binomio teatro/cinema non dovesse essere più per forza considerato come una dicotomia insanabile. Olivier regista, infatti, ha l'idea geniale di girare il prologo, ambientato alla corte d'Inghilterra, nel Globe Theatre, dove fu data la prima rappresentazione del dramma shakespeariano, alla presenza degli spettatori di quel 1° maggio del 1600. Poi, una volta trasposta l'azione sul suolo francese, gira una magistrale battaglia d'Azincourt, ispirandosi ai pittori di battaglie medioevali, in particolare al grandissimo Paolo Uccello (l'autore del mirabile trittico La battaglia di San Romano). E in questo, il regista è perfino geniale nell'uso del colore. Qualche difetto lo si nota, specialmente a 64 anni di distanza: in particolare gli scenari dipinti o di cartapesta e un corteggiamento finale (scritto comunque dal Bardo di Stratford) che annoia con la sua sdolcinatezza: è dubitabile che i matrimoni regali, all'epoca, potessero combinarsi così. Laurence Olivier, com'è ovvio, è eccezionale (è nel pugno dei migliori di tutti i tempi) interprete shakespeariano e sembra nato nei panni e con l'acconciatura ridicola di Enrico V. Qualche personaggio è volutamente macchiettistico, come Pistola, Fluellen, ma anche l'arcivescovo di Canterbury, per non parlare del Re di Francia Carlo VI, che fu anche nella realtà un pazzo da legare. Anche il Delfino è descritto come persona poco amabile: e pensare che sarà colui che ispirerà le gesta eroiche di Giovanna d'Arco soltanto qualche anno più tardi.
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