Regia di Paolo Virzì vedi scheda film
Nell'esordio di Virzì troviamo tutto il gusto di raccontare le piccole e grandi esperienze quotidiane della gente comune, gusto che lo accompagnerà nella futura filmografia e che qui si fonde con l'impegno sociale-politico all'acqua di rose che sarà fra le basi del suo prossimo lavoro, Ferie d'agosto, decisamente più definito e rifinito. Qui non si va molto oltre lo stereotipo - anche se l'interesse nell'approfondire tematiche e psicologie c'è - ed il bozzetto, con un 'confronto di classe' davvero lieve lieve ed un'analisi del rapporto di coppia piuttosto blanda e risaputa (anche se va apprezzato l'ambiguo happy end, con riavvicinamento ma non ricongiungimento). Oltrettutto fra i protagonisti c'è la Ferilli, poco meno espressiva di un rastrello. Buona è invece la propensione alla distensione temporale del racconto, ovvero la scelta di narrare le vicende in più fasi temporali distanti fra loro: si parte nel 1989 e si arriva nel 1994, ovvero al presente (la materia che, in sostanza, interessa a Virzì). Non è brutto, ma non lascia neppure grandi segni; quantomeno il regista già dimostra di avere buone idee e in effetti gli andrà meglio in futuro.
Operaio toscano in cassaintegrazione scopre le tresche della moglie con un conduttore della tv locale. Lei è in crisi con l'amante, ma ora si ritrova a doversi allontanare anche dal marito. Lui parallelamente prosegue le sue battaglie per il lavoro; si ammala ed ha un infarto che lo riavvicina alla moglie.
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