Regia di Zack Snyder vedi scheda film
Alla stregua degli altri blockbuster anche “Justice League” appartiene alla categoria di quelle operazioni poco adatte a una valutazione tradizionale a causa di caratteristiche che trascendono il cinema e riguardano soprattutto le sinergie economiche collegate allo sfruttamento del film in altri settori di mercato. Se poi aggiungiamo che titoli come questo si rivolgono a una platea di giovanissimi, ai quali poco interessano gli aspetti di approfondimento e di coerenza così amati dagli esegeti della settima arte, si capisce subito che in questo caso la riuscita dell’operazione deve essere misurata in termini di performance fisica e sensoriale. Da qui la prevalenza anche in “Justice League” di situazioni che permettono a Snyder di sfoderare le armi di sempre, che, da copione, hanno a che fare con le abilità guerriere e lo spirito di rivalsa necessari ai nostri per prevalere sulle forze nemiche. Nella bagarre generale e in controtendenza rispetto all’eversione ludica inaugurata da “I guardiani della galassia”, ciò che si nota in “Justice League” è la scelta di un’epica in cui non c’è posto per leggerezze e prese in giro. Come dimostra la chiusa finale affidata alla voce fuori campo di Gail Godot, la quale, nel rendere onore allo spirito di sacrificio dei compagni trasforma il suo discorso in un’orazione talmente solenne da risultare inadeguata persino per chi ha deciso di dedicare la propria esistenza alla salvaguardia del genere umano. Non serve lamentarsi per la ripetitività del copione che abbozza le psicologie anziché raccontarle come pure meravigliarsi di come la mancanza di fantasia si rifletta nella prevedibilità che scandisce le azioni delle parti in causa, perché a contare è l'accumulo di sensazioni, il moltiplicarsi dei personaggi e la velocità del montaggio. Tutte cose che di certo non mancano nel film di Snyder.
(icinemaniaci.blogspot.it)
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