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Youtopia

Regia di Berardo Carboni vedi scheda film

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La recensione su Youtopia

di mck
5 stelle

POPPE e disagio. POPPE e disagio. POPPE e disagio. E bavetta.

 

Stavamo dicendo: POPPE e disagio. POPPE e disagio. POPPE e disagio. E bavetta. Insomma: YouTopa: sì, la “battut(on)a” è facile e scontata, e quindi... perché non farla?

 


Berardo Carboni riprende il discorso là dove lo avevano lasciato Donatella Maiorca e Stefania Rocca con “Viol@” (**½/¾) nel 1998 [per altri versi, un pensiero può andare anche al Nirvana (**¾-***) di Gabriele Salvatores del 1997], senza spingersi oltre e in meglio, anzi attestandosi più o meno sullo stesso livello, e percorrendo un pezzo della stessa strada ritracciata, seguendo modelli U.S.A., da "Che Vuoi che Sia" di Edoardo Leo, ma procedendo in direzione inversa ed opposta. Invece, evitando di scomodare la grandeur e la routine dello Spielberg di Ready Player One, per assistere ad un'interessante opera(zione) che tocca, in parte, alcuni degli argomenti e delle ambientazioni rintracciabili in “Youtopia”, si prenda in considerazione l'a tratti ottimo “Kiss Me First” (***¾-****) di Bryan Elsley (“Skins”) del 2018.

 


E poi ecco, all'improvviso, la follia: se entri nel “DEEP WEB”...

 

 

...ecco che il “DEEP WEB” si presenta e ti svela i suoi segreti.

Vette simili sono state raggiunte solo dal proverbiale “Benvenuto nell'AIDS” scritto col rossetto sullo specchio del bagno di miocugginesca memoria.

 


D'altronde, quando - oltre a vantare nel curriculum un film millantatore, “Shooting Silvio” (“A bujardo!”), dotato di timbro travagliesco, e un machinima di Second Life (“VolaVola”) “recitato” da avatar con la voce di attori professionisti - per scrivere la sceneggiatura decidi di avvalerti della collaborazione di altre 4 teste pensanti, una delle quali già punta di diamante del rotocalco Caiga Quien Caiga in versione Davide Parenti by Cologno Monzese ed ora appartenente niente po' po' di meno che al Team del Futuro del Mo' Vi Mento 5* (Giarrusso esso, non esso), eh beh, allora, i risultati sono assicurati, tipo @Andrea Purgatori per La7 (ma ce n'è anche per Rai News e Libero anzichenò) che, coinvolgendo malgrado loro anche gl'incolpevoli Francesca Mannocchi e Lucio Caracciolo, confonde e scambia una vecchia sessione di gioco da “AC-130 GunShip Simulator” (già presente da anni su YT) con le vere riprese dell'attacco U.S.A. a Qasem Soleimani...

 


@My2¢.
Premesso che non ho visto il resto (né precedente né successivo) della puntata di “Atlantide”, ma solo lo spezzone in questione, Purgatori dice “è esattamente il modo in cui si può uccidere una persona a distanza, il modo in cui è stato ucciso il generale Qasem Soleimani”, ergo, delle due, o l'una o l'altra:
- pensava il filmato fosse relativo ad un'altra operazione realmente avvenuta sul campo, ma si è spiegato - colposamente o colpevolmente - come l'Antonino Zichichi di Crozza o il Gabriele La Porta di Guzzanti
- sapeva il filmato fosse tratto da una sessione di gioco, ma si è spiegato - colposamente o colpevolmente - come l'Antonino Zichichi di Crozza o il Gabriele La Porta di Guzzanti
Non so cosa sia peggio / 1.
Dire “una cosa che somiglia molto a un videogioco, ma non è un videogioco”, poi, al “meglio” (che è peggio), sarebbe uso illecito di metafora: “Sì, è un videogioco, ma quelle cose accadono davvero, eh!”
Ovviamente, i “chiarimenti” successivi non fanno altro che, in buona fede o meno (non so cosa sia peggio / 2), tentare di complicare il tutto.

 

 

A me piace ricordarlo così, il caro Fecchia, in compagnia dei fidi Barbagli, Santodio, Freghieri e Pini, fulgido esempio di manipolo d'uomini impegnato, dopo un gravoso viaggio in ipodermica salamoia, a spezzare le reni in terra straniera agl'infidi marziani per rendere Marte, rosso pianeta bolscevico e traditore, finalmente, inderogabilmente ed incontestabilmente FAÇISTA!

 


Tornando a noi, a bomba, cioè a POPPE...
Ovviamente (per quel che vale) non riesco a dargli la sufficienza (dignitosi sia il montaggio - i raccordi e gli stacchi tecnici, non chissà quale portato significante veicolo di senso - di Marco Spoletini che la fotografia di Alberto Marchiori), ma nemmeno - a causa delle mediamente più che discrete prove attoriali [Matilda De Angelis, Donatella Finocchiaro e Alessandro Haber (qui alla sua terza prova col regista, avendo partecipato a tutte le sue opere precedenti), cui seguono Pamela Villoresi e Federico Rosati (nei panni del Bavetta - ché Bauscia sarebbe un complimento -, e anche lui fedele/sodale da sempre del Carboni), oltre ai ruoli secondari di Lina Bernanrdi e Giulia Anchisi e alle comparsate di Claudio Botosso, Luca Lionello e Paolo Sassanelli], vale a dire con alcuni momenti sbagliatissimi (per colpa anche - se non soprattutto - di alcune scelte di sceneggiatura e regia) e con altri, pur brevi, più che buoni - una insufficienza pesante. Un'insufficienza sicura, piena, ecco, quella sì. Il finale, però, non è male come assunto (la ragazza che si estranea, la madre che s'incammina sulla via della croce), ma è comunque svolto - contestualizzando il tutto - non al meglio possibile. 

 


Nota finale. Devo qui assolutamente ringraziare l'utente @M Valdemar per avermi indirettamente portato a conoscenza dell'esistenza della figura lavorativa e professionale del Nude Coach. Ora e sempre sia lode ai nude coach.

* * ½/¾ - 5.25       

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