Regia di Béla Tarr vedi scheda film
Satantango è un film straniante come l'opera di Tarr. Straniante nello sguardo, così attento e attaccato alla realtà da non sembrare tale. Satantango è un pugno di personaggi che assistono alla fine di un mondo, il loro mondo, abbruttiti e divisi, egoisti e stupidi, dove una felicità artificiosa ed effimera viene evocata dai fumi dell'alcool. Oppressi da una pioggia incessante ed insistita che non ha nessuna funzione purificatrice, anzi appesantisce ed opprime ancora di più la loro esistenza.
Irretiti ed abbindolati da imbonitori abilissimi nel far leva sulle loro ambizioni e sui loro sensi di colpa.
E' un film che analogamente al Cavallo di Torino finisce nel Nulla di un buio assoluto, senza speranza o redenzione. La loro passività ed inerzia di fronte agli eventi li espone ad una condanna certa.
Il cinema di Tarr ha l'indubbia qualità di far percepire lo squallore fisico e morale di personaggi e contesto, in un bianco e nero quasi irreale che crea una cappa opprimente e angosciosa.
E' un cinema anche pericoloso da un certo punto di vista, non tanto per la lunghezza monumentale dell'opera o per i lunghissimi piani sequenza, perchè nel seguire così da vicino persone ed oggetti, scrutare ogni minimo cambiamento di sguardo e prospettiva, si corre il rischio in sottilineature inutili, a mio modo di vedere. E in più di un frangente cade in queste sottolineature.
Dopotutto bisogna dare atto che è un modo di girare e quindi consapevole che possa essere percepito da alcuni spettatori, ad esempio il sottoscritto, come un difetto. Ciò non toglie tuttavia che il valore del film è indiscutibile.
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