Regia di Mario Martone vedi scheda film
L'autore, seduto sul palcoscenico annuncia, solenne, la propria morte e canta. Un vagabondo cieco rievoca le promesse dei tanti invasori approdati nel golfo. Una donna si agita, insonne, su una branda. Uno scugnizzo in mutande si abbandona al delirio sulla città-fogna e sull'istinto popolare. La regina Maria Carolina ride, si lamenta e cerca re Ferdinando, la statua della Madonna si anima e narra del figlio di una lavandaia, Palummiello, un gruppo inveisce contro il degrado della città, la "maniera" che è l'unica parrocchia dove si affresca il vero. Martone "registra" su pellicola, con occhi indiscreti e rispettosi, il suo bellissimo spettacolo teatrale. Odori, corpi, miasmi, profumi, fantasmi, allucinazioni, associazioni rigorose e libere di una Napoli che il sipario svela e occulta e che le parole di Enzo Moscato, vischiose, avvolgenti, impetuose, sagge e folli, evocano e rielaborano nell'intervello di una notte che vale un'esistenza. Svanita la trama, resistono le scorie, i detriti, la purezza stranita delle voci, tormentate e ansiose.
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