Regia di Tomas Alfredson vedi scheda film
La scomparsa di una donna e madre di famiglia in una Oslo contemporanea afflitta dalle prime nevicate della stagione fredda in arrivo, riaccende tra la polizia i sospetti che un incallito e letale serial killer sia di nuovo in azione. Ipotesi poi rivelatesi pienamente fondate. Le indagini si concentrano nella caotica e disordinata esistenza dell’’ispettore di polizia Harry Hole, uomo dipendente dall’alcol e dal carattere ombroso e difficilmente gestibile.
L’assassino pare conoscerlo molto bene, ed è pronto a sfidarlo ad ogni nuova nevicata che affligge il paesaggio incantato e nordico che cinge la capitale.
Sullo sfondo, e non è certo una gran novità, un trauma infantile che ha causato e dato vita ad un comportamento degenerato dell'uomo incapace di togliersi dalla mente uno shock dell’infanzia di cui fu vittima inerme. Lo scontroso e problematico poliziotto sarà coadiuvato da una valida giovane collaboratrice (la interpreta Rebecca ferguson), mentre a casa dovrà vedersela con gli strascichi sentimentali di una relazione ormai volta al termine, ma che lascia pesanti macigni sulla coscienza da gestire.
Il confronto tra i due contendenti partirà a distanza e lascerà sul campo diverse vittime, sadicamente amputate o ghigliottinate da un moderno cappio automatico che agisce cin un filo d’acciaio in grado di non dare scampo alle povere malcapitate prese di mira dall’assassino.
Il settimo e più famoso dei romanzi incentrati sul detective Harry Hole, a cura del giallista norvegese Jo Nesbo, trova una sua appena dignitosa trasposizione cinematografica sotto l’egida di una accurata regia di Tomas Alfredson (quello del complicatissimo, ma seducente La talpa), che gioca molto sulle seduzioni paesaggistiche e sul fascino e candore (perverso) di una neve che, nonostante l’apparenza, diventa al contrario portatrice di morte, annunciata dalla presenza inquietante ed infingarda di paurosi pupazzi di neve realmente in grado di inquietare.
La vicenda non riserva autentiche grandi sorprese, anzi lo sviluppo delle indagini si rivela piuttosto scontato, verboso, o organizzato secondo colpi di scena orchestrati efficacemente, ma non certo sorprendenti: probabilmente la responsabilità è, più che degli sceneggiatori che si sono premurati di adattare il romanzo, soprattutto del testo originario, peraltro molto apprezzato dai lettori.
Molto valida, come quasi sempre, la presenza scenica di Michael Fassbender, specie nelle scene finali, ove l’attore si impadronisce di ogni inquadratura grazie all’esuberanza del proprio fisico statuario. In parte pure Charlotte Gainsbourg, che pare una trentacinquenne forse non bella, ma assai attraente, celando magnificamente le quasi cinquanta primavere ormai vicine.
Un cast di gran rilievo contorna le due star e coinvolge anche nomi cult come una doppia Chloe Sevigny, un Val Kilmer molto smagrito, un fulvo J.K. Simmons e James D’Arcy anche in ruoli di breve durata (soprattutto quest’ultimo), ma fondamentali per lo sviluppo del complicato (e a volte un po’ ingessato) intreccio.
Produce Martin Scorsese, mentre le note musicali sono opera dell'italoamericano Marco Beltrami
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