Regia di Roan Johnson vedi scheda film
Un film deliziosamente minimale che cattura l'attenzione dello spettatore, facendo della propria povertà edf essenzialità di mezzi il proprio pnto di forza, quello che conquista definitivamente il pubblico, il quale non può fare a meno di trovarsi in forte empatia con la famiglia del protagonista. Una famiglis se vogliamo sgangherata ma composta di brave persone con sani principi. Fondamentale l'ambientazione, una Roma popolare, niente (per carità) di fighetto ma nemmeno nulla di pasoliniano, Diciamo brava gente di quella categoria sociale che si arrabatta come può, che probabilmente ha conosciuto tempi migliori e che ora soffre piuì di altri la crisi che "gira intorno", ma con estrema dignità. Al centrro di questa storia due giovani poco piu' che pischelli teneramente innamorati a cui capita quello che capita ai vivi innamorati (non sempre ma capita): lei rimane incinta. La cosa viene tenuta tutt'altro che segreta e nell'ambito delle famiglie dei due ragazzi tutto ruota attorno a quest'attesa, che viene scandita sullo schermo dal passare dei nove mesi. Durante i quali ne succedono di tutti i colori: da un viaggio in Marocco a lungo sognato che fallisce per la sopravvenuta maternitò ad un padre di lei che accumula debiti e situazioni balorde, da un nonnetto vivacissimo e rompicoglioni per non parlare di un'avventura del protagonista con una properosa fisioterapista. Insomma gli sceneggiatori hanno lavorato con impegno a costruire una vicenda che, pur poggiando su un'espressività povera e minimale, alla fine produce un risultato piacevolissimo e coinvolgente. Rimarcato che il giovane regista (romano di origini britanniche) Roan Johnson ne è anche co-sceneggiatore, segnaliamo che il film pur nel suo breve percorso ha già incassato alcuni premi e lo si è visto in anteprima al Festival di Venezia. Quello che "prende" è soprattutto l'anima assolutamente naif e pura di questa vicenda e dei suoi due teneri protagonisti, che non sembrano nemmeno recitare, pare quasi che stiano interpretando sè stessi, e ciò crea empatia ed affetto nel pubblico. Ed è la dimostrazione che nel cinema italiano di commedia urge nuova linfa, idee anche elementari ma basta, basta, basta coi comici e coi divi da Grande Fratello o con Fabio Volo. Questo film dimostra che con volti nuovi e storie quotidiane anche con pochi soldi si può mettere in scena qualcosa di gradevole e divertente. Nello stile registico si può percepire qualche influenza di Paolo Virzì del quale Johnson è stato allievo. Nel cast primeggiano i due ragazzi, Luigi Fedele e Blu Yoshimi, adorabili e "veri". Poi da segnalare (quasi una special guest) un'attrice di conclamato talento come Michela Cescon, e la brava Francesca Antonelli. Distribuisce la Lucky Red, benemerita, del solito Andrea Occhipinti (bravo!). Un buon film italiano, certo povero ed essenziale ma sincero e finalmente privo di ruffianerie commerciali.
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