Regia di Roan Johnson vedi scheda film
Immaturità Vs. senso di responsabilità che latita attorno ad una coppia di teenagers destinati a divenire prematuramente genitori. Leggerezza generazionale ed indolenza contagiosa con qualche situazione divertente e godibile, ma nulla di più.
VENEZIA 73 - CONCORSO
La distribuzione del film di Roan Johnson, tosco-inglese giovane ma già esperto corridore dei territori della commedia giovanile (con risultati medio-accettabili sia al cinema che in TV con la saga del Barlume di Malvaldi), mette le mani avanti ironizzando che si tratta del film più leggero dell'anno.
Quasi a ripararsi preventivamente contro il fiume di polemiche e qualche fischio che il film ha ricevuto (non senza convinti applausi anche ripetuti durante la proiezione, per dirla tutta) che hanno investito il film italiano, già sulla carta un atto di coraggio (o di imprudente autolesionismo, come mi verrebbe da pensare con maggior verosimiglianza).
Ma i veri colpevoli, o meglio i responsabili di questa inutile mattanza, sono a mio avviso sia i selezionatori che lo hanno voluto al concorso, sia ancor più il distributore che ha accettato di mandare al macello questo film ed il suo autore.
La vicenda brillante e comica delle responsabilità che gravano su una coppia di teenagers maturandi non appena scoprono di star divenendo genitori, tutt'altro che per deliberata scelta, appartiene di diritto al filone della commedia giovanile sfruttatissima ed ormai inevitabilmente sempre uguale a se stessa.
Qui, a dirla tutta, il film si distingue almeno a tratti per una certa scorrevolezza di scrittura, diretta soprattutto a creare personaggi di contorno piuttosto riusciti e i soli davvero in grado di farci ridere o sorridere con convinzione (il padre toscano e l'infermiera amica di famiglia su tutti).
Sono i protagonisti, ovvero la coppia di giovani, ad apparire dei fantasmi annegati nei cliché di una gioventù che forse per davvero non ha più nulla di consistente e caratterialmente forte a cui aspirare e sopravvive "cazzeggiando" ed ironizzando addosso.
Fatto sta che il non ignobile Piuma sta al Concorso come l'antropologia di gomma nei mari dell'oceano: speriamo che il primo, a pare du questi giocattoli con sonaglio, serva da lezione (ahimè sacrificale) per orientare le future scelte italiche su sezioni adeguatamente più indicate, così come le anatroccole servirono per i fini raccontati nella storia.
Non è il mio un pregiudizio ai danni della commedia: Amelio con Albanese apri' la strada pochi anni insonorizzate, con un gran bel film, peraltro massacrato dai più.
Ma Piuma no, proprio non ce la fa a sostenere una sezione come il Concorso e la sua inclusione è stato un atto ingiusto, avventato e crudele, lesivo della dignità di un regista giovane e promettente che qualcuno ha avventatamente spinto oltre le proprie possibilità.
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