Regia di Roan Johnson vedi scheda film
Peccato che il film di Roan Johnson non si libri leggero sopra i mali del mondo come auspicano e sperano i giovanissimi Ferro e Cate per la bambina che aspettano, Piuma.
Gli elementi, nonostante il tema per nulla originale (il riferimento più immediato, e scontato, è Juno), ci sarebbero pure; e, va detto, a tratti il regista ci riesce anche a tenere registro e toni freschi, vivaci, e sotto controllo una realtà fagocitante, nonché abusatissima, come l'universo-Roma.
Se tematiche affrontate, impianto empatico-emotivo, linea narrativa (elementare, essenziale), contesto e scenari (fisici-ambientali-globali-individuali) disegnano, com'è intuibile, un'idea, ben riconoscibile ed in cui identificarsi, che parla dell'essere o meno pronti per un evento che cambia letteralmente la vita - nell'ottica ancor più importante di due ragazzi poco più che adolescenti -, dell'onnipresente crisi economica, delle responsabilità dei genitori, delle lotte generazionali -, la direzione delle cose prende pieghe scostanti, derive pericolose, onde che travolgono.
Gradevoli e nulla più gli intermezzi onirico-metaforici, con i protagonisti a nuoto in acque rassicuranti oltre e sopra i mille piccoli e grandi problemi del quotidiano e le angoscianti incertezze del futuro; il tratto grosso, però, quello che rimane e s'imprime, delinea una rappresentazione grossolana deficitaria per concepimento, scrittura e realizzazione.
Evidentemente non si riesce a fare a meno, purtroppo, di un umorismo marcato, stridente, eccessivo, che sfocia inevitabilmente nel macchiettismo (vedasi il padre di Ferro, interpretato da Sergio Pierattini; e il nonno, la chiropratica "sballata"), dell'accumulo di soluzioni forzate e poco sincere, di scene madri e isterismi che irrompono inopportunamente disperdendo la poesia e la leggerezza del momento (quando c'è).
A farne le spese il film e i suoi due protagonisti, per una volta (per le commedie di casa nostra) convincenti, freschi, autentici. Bravissimi, molto naturali, Blu Yoshimi e soprattutto Luigi Fedele (quest'ultimo possiede espressività, mimica e dialettica innegabili ... altro che Scicchitano), ed esemplare la loro intesa.
Meno esemplare la conduzione di Roan Johnson: il suo Piuma, incredibilmente selezionato in concorso per la 73ª edizione del Festival di Venezia, risulta alla fine un prodotto medio che non si eleva sopra la media del genere.
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