Regia di William Boyd (II) vedi scheda film
La visione di questa pellicola non suscita piacere, non si viene rapiti dalla narrazione, per una serie di motivi. Per prima cosa, il 98% del film si svolge nella trincea, e dopo un po' si percepisce una sensazione claustrofobica, lo spazio è ridotto, viene quasi da pensare si tratti della riduzione cinematografica di un lavoro teatrale. Che questa sensazione opprimente sia stata voluta è decisamente possibile, ma comunque il risultato rimane spiacevole. La regia non è brillante, la prestazione del cast è accettabile, e volenti o nolenti Graig spicca sugli altri, ma la sceneggiatura non fa breccia, ci sono luoghi comuni triti e ritriti e parecchi momenti di stanca, i soldati parlano un cockney un tantino indigesto, mentre si sente anche qua e là un accento del nord, il linguaggio è ovviamente farcito di imprecazioni e parolacce, ma anche di termini inusuali e, suppongo, desueti. Va meglio con la fotografia, apprezzabile, con un forte contrasto e una consistenza corposa. Sostanzialmente il film non è gran che, ma tirando le somme si è costretti ad ammettere che viene resa l'angoscia della vita in uno spazio così angusto, si percepisce il terrore di dover affrontare una morte quasi certa, e soprattutto si coglie l'assurdità della guerra e soprattutto di una guerra combattuta in questo modo, alla carneficina. Quindi, forse, l'obiettivo è stato raggiunto.
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