Regia di Max Croci vedi scheda film
Alla prematura scomparsa di Max Croci, mi sono accorta, di non aver mantenuto ad una promessa fattagli. Non avevo mai visto la sua ultima opera La verità, vi spiego, sull’amore e così, seppur triste per essere stata così leggera, credendo che avrei avuto ancora tempo per parlarne con lui, ho decisi di recuperarla.
Avendone parlato con lui in radio nei giorni dell’uscita al cinema, qualche tempo fa, avevo quantomeno la capacità di accorgermi di alcuni dettagli che altrimenti non sarebbero saltati all’occhio, almeno non quanto la cromia utilizzata nella fotografia, nitida e colorata, che abbraccia tutto il film e che è la caratteristica principale, come si può ben notare anche dalla locandina che lo pubblicizza.
La rappresentazione della donna, della forza che possiede e della capacità di voltare pagina dopo aver affrontato il dolore, convoglia nella figura di Ambra Angiolini, eccellente interprete di Dora che si carica dell’intera pellicola, zigzagando tra situazioni che metterebbero alla prova chiunque.
Mi è piaciuta non poco la messa in scena, che cerca di essere fedele alla natura del racconto, preso dal blog personale della reale protagonista (vedere alla voce TiAsmo su wordpress per credere), e possiede quindi quella smania, o per meglio dire foga, che di solitosi mette in un post che vuole essere la valvola di sfogo alle avversità della vita.
Croci riesce in questo, senza però caricare di ansia lo spettatore, alternando sguardi in camera a visioni dalla distanza, che ci permettono almeno di prendere fiato. Non ho apprezzato invece la ripetitività di alcune scene, quando ci mostra la frenetica mattina di Dora, così come il ritorno di alcune inquadrature perché finiscono per risultare superflue, essendo stato lui stesso capace di spiegare il concetto già prima. Ma questo va forse a spiegarci un po’ il carattere di Max e il suo immenso amore per il cinema, ecco perché aveva sempre voglia di capire fin dove arrivavano le sue immagini e ripetere un’inquadratura era forse per darci la possibilità di chiarire un concetto semmai ci fosse sfuggito.
Questa pellicola ci dimostra che il suo era un cinema ancora acerbo ma pieno di elementi buoni da sviluppare. E lo dimostra la crescita esponenziale che ha avuto la sua filmografia nonostante fosse agli albori. Si nota una netta differenza tra la sua prima opera, Poli opposti, e quest'ultima. Come l’acquisizione di una media-sicurezza che lo rendeva più libero di osare senza sembrare forzato.
Un buon film questo, che intrattiene chi non ha troppe pretese ma è stufo di vedere le solite commediole piene di volgarità e doppi sensi inutili o piuttosto la rappresentazione delle nostre caricature italiane. Una pellicola pulita, che parla di amore: ci parla di una fine, senza angosciare e di un inizio senza metterci l’ansia che spesso lo rappresenta. Croci diventa super partes e ci regala una visione leggera di uno spaccato di vita comune.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta