Regia di Peter Lilienthal vedi scheda film
Come preannuncia il titolo, il film è dominato dalla personalità dell'anarchico italiano Errico Malatesta (1853-1932), negli anni del suo esilio londinese. La lunga esperienza, fatta di fallimenti durante i quali ha visto tanti compagni incarcerati se non uccisi, ha insegnato all'anarchico casertano che è necessario creare l'anarchia prima di tutto nel proprio cuore, anziché pensare a bombe ed attentati. Malatesta insegna che la rivoluzione non la fanno i rivoluzionari, probabilmente intendendo che non sarà una setta di agitatori a cambiare la società, se il concetto di rivoluzione non entrerà nell'animo delle persone. Purtroppo per lui, l'anziano politicante dovrà ancora una volta assistere agli scontri con la polizia inglese e alla morte di un giovane anarchico lettone, a causa dell'impulsività di alcuni militanti.
Nelle intenzioni di Lilienthal - un regista che non emerse dalle acque del Nuovo Cinema Tedesco - Malatesta assume il ruolo di perno per un discorso politico, teso a condannare lo spontaneismo individualista che si esprimeva a suon di bombe e pistolettate. Non era scontato che fosse l'anarchico italiano ad essere preso a punto di riferimento per il movimento internazionale anarchico: in quel periodo, infatti, erano presenti a Londra molti esponenti del movimento, a cominciare dal russo Pëtr Kropotkin. Malatesta, però, è persona di grande dignità e coerenza, che si guadagna da vivere lavorando come stagnaio, oltre che di grande carisma personale e prestigio, conquistato in anni di lotte messe in atto e di persecuzioni subite.
Contribuisce a costruire la figura dell'anarchico campano l'attore Eddie Constantine, contrapposto al giovane interprete ceco Vladimir Pucholt, nella parte dell'inesperto anarchico lettone Gardstein.
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