Regia di Alberto Lattuada vedi scheda film
Per buona parte è una blanda commedia di costume di ambientazione balneare, che analizza la varia umanità di un paese della riviera ligure (industrialotto intrallazzone, finta ricca, mogli allegre, mariti cornuti ma compiacenti); oggi può essere visto anche come un saggio di cos’erano le vacanze prima del boom (arrivare sotto Ferragosto senza aver prenotato l’albergo e trovare una stanza libera). Nel contesto corale ha difficoltà a trovare spicco quella che fin dall’inizio viene presentata come la protagonista, una presunta vedova con figlioletta, che (scopriamo in seguito) fa invece la prostituta. Solo verso la fine, quando la verità viene a galla, il film si evolve frettolosamente e in modo un po’ meccanico: prima diventa una critica dell’ipocrisia borghese, poi una parabola cinica (sia pure mascherata da fiaba) sul potere del denaro. Il ricco padreterno, fino a quel momento sprezzante e inavvicinabile, è l’unico che può permettersi di infischiarsene delle opinioni dei benpensanti: di fronte al suo gratuito intervento “da deus ex machina” (Mereghetti) scompaiono anche i volenterosi tentativi di integrazione promossi dal giovane sindaco, che può soltanto stare a guardare e in fondo è l’unico vero sconfitto. Ma un soggetto simile, una decina d’anni più tardi, sarebbe stato trattato con ben più cattiveria.
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