Regia di Andrea Frezza vedi scheda film
Un giovane rivoluzionario non si sente soddisfatto dalla realtà politica circostante e decide di cominciare ad agire concretamente e senza mezze misure.
Piccolo film di grandi idee, Il gatto selvaggio paga lo scotto dell'opera prima (Andrea Frezza aveva diretto fino a quel momento soltanto un paio di cortometraggi documentaristici), cioè quella maniera acerba e drastica di argomentare unita a quella voglia di strafare, di impressionare tipica degli esordi. Il succo del discorso è tutto qui: formalmente la pellicola risulta decisamente modesta, spartana all'eccesso nel bianco e nero della fotografia di Angelo Bevilacqua, per quanto diretta con mano accorta da Frezza, mentre dal punto di vista dei contenuti il lavoro - sceneggiatura del regista stesso - presenta spunti intriganti ma eccessivamente stilizzati e maneggiati con un tono legato a doppio filo alla contemporaneità. Va comunque rilevato che di per sè la tematica dell'anarchico-rivoluzionario-uomo d'azione, contrapposto al riformista-uomo di pensiero e di partito, permane attuale negli anni così come lo era, del resto, già da parecchio tempo all'uscita del film; passato pressochè inosservato, Il gatto selvaggio è una valida testimonianza degli sforzi attuati dal cinema italiano per rimanere indipendente e a stretto contatto con la realtà. Ma nel 1968 e negli anni immediatamente seguenti questo tipo di lavoro non sarà più considerabile 'di rottura' (basti pensare agli esordi, già avvenuto l'uno e l'altro coevo, di Bellocchio e di Samperi). Fra gli attori in scena segnaliamo Carlo Cecchi, Juliette Mayniel, Pier Paolo Capponi e Ferruccio De Ceresa. Frezza girerà in seguito qualche produzione per il piccolo schermo e ritornerà su quello grande solamente nel 1996, con Ultimo bersaglio. 4/10.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta