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La grande illusione

Regia di Jean Renoir vedi scheda film

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La recensione su La grande illusione

di steno79
10 stelle

VOTO 10/10  Nel 1916, il tenente Marechal (Jean Gabin) e il capitano De Boeldieu(Pierre Fresnay), ufficiali francesi, sono prigionieri in un campo tedesco e sperano di riuscire ad evadere. La fuga avverrà, dopo molti tentativi andati a vuoto, solo per Marechal e il soldato Rosenthal di origine proletaria, dalla fortezza di Wintesborn, mentre De Boeldieu verrà ucciso dall'aristocratico Von Rauffenstein (Erich Von Stroheim), comandante del castello.
Film che ha segnato una data importante nella cinematografia mondiale per il suo messaggio pacifista e umanitario, contro la follia della guerra, ma anche contro le inutili divisioni di classe sociale e i nazionalismi esasperati, che erano assai in voga quando fu girato, nel 1937. E' un'opera di fattura classica, meno sperimentale rispetto al successivo La regola del gioco, ma fortunatamente non ha dovuto subire il destino di film maledetto di quest'ultimo e ha goduto di un grande successo internazionale fin dalla sua uscita. E' un'opera toccante e priva di retorica in cui vibra un appassionato messaggio di solidarietà umana al di là delle barriere rappresentate dai confini nazionali, e in cui lo stile di Renoir raggiunge una semplicità di espressione e una sincerità ammirevoli. Il merito va naturalmente condiviso con un cast stratosferico in cui si fanno onore Gabin, Fresnay, Gaston Modot, Marcel Dalio e il grandissimo Stroheim, forse alla sua migliore interpretazione di attore (commovente la scena in cui raccoglie un fiore per onorare la memoria di De Boeldieu, anche lui di origine aristocratica), ma bisogna ricordare anche il prezioso contributo della sceneggiatura e dei dialoghi di Charles Spaak, che in alcune sequenze fa parlare i diversi personaggi ognuno nella propria lingua. E' un film ancor oggi di grande attualità che merita di essere scoperto da un nuovo pubblico che magari ne ha letto qualcosa sulle storie del cinema; è il film su cui si basa maggiormente il prestigio di Renoir assieme alla Regola del gioco, e rappresenta il versante più "classico" e disciplinato (ma per nulla accademico) del suo genio.

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