Regia di Jean Renoir vedi scheda film
Il film descrive l'eterno e vano affanno dell'uomo contro l'incalzare della storia, che è incommensurabilmente più grande di lui, e trascina lontano il suo destino. L'invisibile orizzonte dei sogni si sposta, crudelmente, sempre un po' più in là; ciò avviene anche nella statica realtà di un campo di prigionia, dove il tempo sembra essersi fermato, e le facoltà individuali sono svilite dalle regole, dalla monotonia e dal generale appiattimento. Il fantasioso progetto di una fuga rimane allora l'unica espressione di vita e di speranza, e diventa la (dolorosa) occasione di recuperare i valori della solidarietà, dei sentimenti, e della nobiltà d'animo. Jean Renoir crea un'opera che riesce ad essere intensa ed autentica senza sottolineature drammatiche, senza appellarsi alle emozioni, ma parlando, con un linguaggio limpido ed essenziale, direttamente alla coscienza. Onnipresenti sono i richiami della memoria e della nostalgia, di cui il regista attiva i meccanismi universali, pur rinunciando ai facili espedienti cinematografici del flashback e del monologo rievocativo. Forse è soprattutto quest'ultima straordinaria caratteristica a rendere "La grande illusione" un vero capolavoro.
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