Regia di Umberto Lenzi vedi scheda film
Film che segna il passaggio di Umberto Lenzi all’horror vero e proprio, anche se con contaminazioni fantascientifiche. Il soggetto (di Antonio Corti) del film sfrutta il successo ottenuto da G.A.Romero con “Zombi” riproponendo uno zombie movie con tutte le caratteristiche tipiche del genere (gli zombie contaminano gli umani se li procurano delle ferite, possono essere uccisi solo se viene danneggiato il loro cervello, si cibano di carne umana e via dicendo) eccetto il fatto che qui gli zombie sono intelligenti e corrono come dei forsennati (idea che sarà ripresa dal recente “28 Giorni Dopo”). A parte la novità appena accennata, il senso di dejà vù è piuttosto costante anche perché la sceneggiatura, oltre a evidenti difetti come buchi nella storia (ex: da dove arriva l’aereo dei contaminati? Chi infila il coltello nella scultura della ragazza?) e povertà di idee, si perde in scene ripetitive (con gli infestati che aggrediscono i civili) senza creare una struttura narrativa che possa coinvolgere lo spettatore. La regia di Lenzi è abbastanza fiacca e, a differenza del suo collega Fulci, non riesce a suscitare un senso di inquietudine nello spettatore né a rivelarsi spettacolare come sarebbe stato capace, ad esempio, un Castellari. Si assiste, così, ad una serie di massacri che vengono messi freddamente in scena senza alcun estro visionario. Il make up, decisamente artigianale, non sempre è di pregevole fattura (spesso si nota che gli zombie indossano delle maschere di lattice), ma cmq si può ritenere sufficiente. Presente in buona dose il gore anche se Lenzi non riesce a sfruttarlo a dovere visto che avrebbe dovuto spingere di più il piede sull’acceleratore nelle scene che ne richiedevano la presenza (magari con gli zombi che staccano a morsi brandelli di carne dalle vittime) anziché inserire alcuni effetti forzati che si rivelano totalmente gratuiti (vedi la scena in cui uno zombie recide la mammella di una ballerina o quella in cui un infetto estirpa con uno scalpello un occhio ad una donna). Vari errori nel montaggio, il più evidente è quello che segue alla decapitazione di uno zombie colpito con un colpo di pistola alla testa (come farà, poi, una calibro 9 a sortire questo effetto ce lo dovrebbero spiegare gli sceneggiatori), di fatti nella scena immediatamente successiva lo zombie non è più decapitato (!?). Buona la fotografia dello spagnolo Sanchez e le musiche del sempre qualitativo Stelvio Cipriani. Non sfigurano gli attori anche se Stiglitz non brilla certamente per espressività. In conclusione viene fuori un’opera che non è proprio una trashata, ma che comunque non si segnala tra i migliori horror made in Italy degli anni ’80. Ai margini della sufficienza. Voto: 5
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