Regia di Oliver Stone vedi scheda film
Prima di fare inversione di marcia ( U-Turn ) dove la violenza sarà veramente sporca e cattiva in un film di genere e degenerato, il regista riusciva a far diventare una storia tarantiniana un comizio politico. La violenza della società americana, facile e scontato bersaglio, riprodotta e alimentata dalla TV, che non esita di fronte a nulla e a nessuno per aumentare gli indici d’ascolto. La fruizione del mezzo è quella per tutti di uno zapping quotidiano frenetico nel quale siamo esposti passivamente e velocemente al surrogato televisivo di tutte le emozioni umane. Nessuno nasce violento è il contesto sociale e familiare che amplifica nella nostra natura gli elementi criminali pronti ad esplodere. Un padre incestuoso e una madre passiva diventano il motivo scatenante per la ancora per poco innocente Mallory di fuggire con il ragazzo di bottega Mick e cominciare la loro striscia di delitti. L’idea migliore del film è quella di sporcare di sangue la sit-com con cui si racconta il primo incontro tra i due protagonisti. Il luogo televisivo per eccellenza dei buoni sentimenti, dei piccoli crucci amorosi e familiari che alla fine della puntata trovano sempre la loro ricomposizione , diventa il luogo della violenza primitiva e dei rapporti scabrosi. Il resto del film è un assemblaggio di vari linguaggi e stili lasciati correre e fluire come in un blob senza controllo. Stone procede nella sua folle corsa sempre dritto senza deviazioni, vuole una recitazione eccessiva e urlata costretta sempre ad avanzare e mai a pensare, ad uccidere tutti i testimoni tranne quello che dovrà raccontare le gesta della coppia. L’assemblaggio non è riuscito la fusione lascia freddo lo spettatore che non si lascia stordire dal parossismo, mentre accoglie l’under 30 americano cresciuto con il telecomando in mano.
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