Regia di Mario Monicelli vedi scheda film
In occasione delle festività natalizie, i quattro figli di un'anziana coppia raggiungono, insieme alle rispettive famiglie, per chi ce l'ha, i genitori, nella loro grande abitazione situata in una cittadina di montagna del Centro Italia. Dei due coniugi, Saverio, un ex-carabiniere, inzia a mostrare segni di demenza senile. La moglie Trieste è ancora presente a sè stessa, ma comprende che a causa dell'età avanzata avrà presto bisogno di sostegno. Quale migliore occasione, dunque, se non la riunione di famiglia, nella lieta atmosfera natalizia, per chiedere aiuto ai figli ? L'affetto che i quattro e relativi familiari mostrano verso gli anziani è, tuttavia, solo "di facciata", o, comunque, mediato dall'interesse economico. Compreso che nessuno, tra loro, vuol farsi carico dell'incombenza, architettano una macabra soluzione al loro problema. Tragicommedia di Mario Monicelli, tocca nervi scoperti di quella classe piccolo-borghese figlia della "leggerezza" degli anni '80 e pronta ad attraversare il decennio successivo con lo stesso atteggiamento, incoraggiata dal "crollo dei muro" e, con esso, delle grandi contrapposizioni ideologiche. Vari i tipi umani tratteggiati dal regista. Lina, bibliotecaria apprensiva e nevrotica, è sposata con Michele, un godereccio dipendente comunale; hanno un figlio, che è per l'occasione narratore in prima persona, ed abitano relativamente vicino, a Teramo. Milena è una casalinga resa depressa e malinconica dalla sua sterilità, vive a Roma ed è sposata con un militare. Alessandro, dalle idee di sinistra, lavora alle poste grazie all'interessamento di Michele, iscritto alla Democrazia Cristiana, è sposato con l'appariscente Gina, ed ha una figlia adolescente, paffutella e golosa, guardata a vista dalla madre che la vorrebbe snella e provocante. Infine, c'è Alfredo, professore che vive in una città del nord, ove ha una relazione con un altro uomo, della quale il resto della famiglia non sa nulla. Adulti superficiali, donne pettegole, persone "intossicate" di televisione. Durante il periodo natalizio, si ritrovano tutti nella stessa grande casa, rievocano i bei momenti dell'infanzia, rinnovano le tradizioni di famiglia e ... si punzecchiano, ma senza aggressività, immaginando che conclusosi il "rito" delle benevolenze festaiole, ognuno possa tornare alla propria vita. Ma, in quest'occasione non è così. Di fronte alla richiesta d'aiuto di Trieste, più che legittima, dal momento che i due anziani mostrano d'aver colmato di cure - anche troppe ! - i loro figli, i parenti aprono, prima con diplomazia, poi con acredine sempre maggiore, uno scontro tutti contro tutti. Il peggio di loro, quello che lo spettatore poteva solo intravedere fino alla "caduta delle maschere", emerge in tutto il suo squallore. Dopo giorni di accuse reciproche, insulti, rivendicazioni pretestuose, i parenti trovano l'accordo su alcuni elementi. Nessuno di loro vuole assumersi la responsabilità dei due anziani; e nessuno di loro vuole dirlo a Trieste, sarebbe come ammettere la falsità delle precedenti dimostrazioni di affetto. Ospizio ? Neppure a parlarne. La cosa alimenterebbe chiacchiere e maldicenze tra la popolazione della loro città d'origine. La via d'uscita è la peggiore possibile ! Tra i molti interpreti, ho apprezzato particolarmente Marina Confalone, nei panni di Lina e Pia Velsi, l'energica nonna Trieste, rappresentante di una generazione che ha lottato e sofferto, per costruire un benessere materiale a vantaggio dei successori. La domanda viene spontanea : ne è valsa la pena ? Probabilmente no, secondo l'opinione sostenuta da Monicelli, la cui critica oltrepassa la cerchia della famiglia protagonista. Il film è girato a Sulmona, ma il nome della città abruzzese non è mai fatto; l'indefinitezza del luogo potrebbe voler esprimere la volontà del regista di non puntare i riflettori sulla singola comunità locale - rappresentata come pettegola, perbenista, preoccupata in primo luogo di salvare le apparenze - bensì su un bersaglio più esteso, anche l'intera società piccolo-borghese dell'epoca. E coglie perfettamente nel segno; con l'eccezione della conclusione, di forte impatto - in tutti i sensi - dinamiche e personalità che descrive sono estremamente realistiche. Pertanto, si ride; ma di un riso reso amaro dalla consapevolezza di quanto sopra.
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