Regia di Mario Monicelli vedi scheda film
Il familismo amorale che diventa criminale. Quando il rito parentale per eccellenza diventa cronaca nera resta poco da festeggiare. Non c’è bisogno di essere cattivi per pensare alla famiglia come il luogo degli obblighi verso individui che non abbiamo scelto ma che dobbiamo in qualche modo sopportare almeno finche regge il velo di ipocrisia di tali rapporti. La famiglia di Monicelli è fatta di cose non dette, covate, tenute segrete all’interno è all’esterno delle mura domestiche affinché ci si possa rivedere per il natale successivo. Dopo le festività tutti tornano a casa propria con i propri problemi quotidiani senza volersi preoccupare di quelli altrui. La famiglia di Monicelli non è luogo di malinconia e minimalismi, i vecchi sono rimbambiti e i bambini innocenti, restano gli unici veramente contenti di fare le solite cose in quei soliti giorni. Gli adulti sono contenti finche non devono fare i conti con le responsabilità verso gli anziani genitori, desiderosi di passare gli ultimi anni di vita con la famiglia di uno dei figli. La bomba esplode è ognuno cerca di scansarne i pezzi, non si parla male solo degli assenti e il rancore è libero di trasformare gli ultimi giorni dell’anno nella resa dei conti tra fratelli sorelle e acquisiti, tra omosessualità scoperte e maternità mancate c’è pure un tradimento incrociato a dimostrare come tutto accada in famiglia ma nulla deve trapelare. La famiglia di Monicelli è un ritratto feroce grottesco e nero di un istituzione che si può allargare solo per brevi periodi, dove si finge felicità e ognuno ha qualcosa da lamentare, un dramma piccolo piccolo non manca a nessuno, e la malinconia dell’infanzia è una abitudine per ripulirci dal passato che non evita di farci ridiventare brutti e cattivi.
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