Regia di Mario Monicelli vedi scheda film
La bella Sulmona è il teatro di questa feroce e cinica commedia grottesca del maestro Monicelli. Narrata dal nipote di una coppia di anziani (un intontito ex carabiniere sottomesso alla moglie, piccola matrona), è la storia di una tragedia familiare presentata coi toni della commedia di costume. I quattro figli degli amabili signori sono riuniti per le feste natalizie sotto lo storico tetto familiare. Tra un piatto di polpette in brodo, un capitone che scappa dalla cucina e una giocata a tombolo, la situazione deflagra quando i vecchietti comunicano di voler abbandonare la casa per trasferirsi da uno dei figli, lasciando a loro scelta. Capodanno coi botti. Trionfo dell’ipocrisia questa cinica e divertentissima commedia nera (alleluia) scritta dagli infaticabili Suso Cecchi D’Amico, Piero De Bernardi più Monicelli e Carmine Amoroso, autore della commedia teatrale da cui è tratto il film (ambientata però a Lanciano: Monicelli scelse Sulmona perché più suggestiva). Il lato oscuro del cinema di Monicelli alla massima potenza: padri e figli in un interno da panni sporchi e in esterni da medici e stregoni, questi borghesi piccoli piccoli diventano macchiette di quel che resta della commedia all’italiana, della satira borghese, del romanzo popolare di un Paese incattivito. Personaggi ridicoli e finalmente “rotondi” colti in una cornice eccellente (da citare almeno i costumi di Lina Nerli Taviani, le scene di Franco Velchi e la fotografia di Franco Di Giacomo), i parenti serpenti sono i rappresentanti più attendibile dell’Italia che rottama il passato ingombrante per avviarsi ad un nuovo miracolo italiano. “Vivere senza malinconia!” canta Enzo Jannacci nel finale riprendendo un’antica canzone degli anni trenta. Cast pazzesco, capitanato dal ritrovato Paolo Panelli e dell’arzilla Pia Velsi e in cui son da segnalare almeno l’isterica Marina Confalone e l’annoiata Cinzia Leone (“anche tu sei per Mina?”; “poi mi viene su con un culo che fa provincia”).
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